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Con la costituzione dell’Azienda speciale consortile (e facciamo attenzione proprio all’aggettivo “speciale”) sta per decidersi qualcosa d’importante, forse di risolutivo riguardo alla gestione provinciale dell’acqua pubblica. Ma Licata sembra disinteressarsene. Sia la sua classe politica che i comuni cittadini. Pronti poi questi ultimi a reclamare furiosamente per le bollette salate e ancora di più se qualcuno viene a tagliargli la fornitura.

Il fallimento di Girgenti Acque, vecchio gestore, dimostra che ad assistere passivamente a questi processi abbiamo solo da rimetterci. Possibile che nemmeno l’acqua, l’acqua pubblica a cui abbiamo naturale diritto serva a farci prendere coscienza di essere classe dominata, di sottostare a dei poteri dominanti per i quali i cittadini (una volta si diceva “le masse”) sono solo popolo da sfruttare e a cui togliere diritti, e soldi dalle tasche? Ed è possibile che di fronte a un’azienda nuova sul punto di essere formalizzata davanti al notaio, il sindaco non avverta il dovere di far sentire la sua voce e il consiglio comunale di riunirsi e di dirci cos’ha di “speciale” questa azienda? Perché è stato necessario aggiungervi quest’aggettivo?

Provo a dare due risposte. Poetica la prima e prosaica la seconda. 1°) Bisogna avere “li intelletti sani” per comprendere “la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani” (Dante, Inferno IX). 2°) Dubito fortemente che, così come sta per essere costituita, e proprio per il suo “speciale” carattere, la nuova azienda abbia nel cassetto bei regali per noi cittadini obbligati a pagare l’acqua pubblica. Anche quella che non riceviamo e che si perde lungo le reti idriche colabrodo. In altri termini, c’è da temere che poco o nulla cambi rispetto alla precedente privatistica gestione. Né il suo salato costo, né la sua qualità, né l’efficienza dell’erogazione. Attenzione dunque al “velame de li versi strani”. Attenzione all’uso che il potere fa degli aggettivi. Soprattutto quando non sono, non dovrebbero essere necessari.

Toni Licata, esperto del sindaco sulle questioni idriche, ha già espresso dubbi sul modo in cui l’azienda consortile sta per essere costituita. Dubbi che dall’assemblea dei sindaci dell’ATI sono stati considerati come “resistenze” del comune di Licata. Ma la questione è sempre aperta e non ci si può dormire. Per cui sarebbe giusto aspettarsi risposte chiare e dal sindaco e dal consiglio comunale e dalla classe politica tutt’intera. Risposte su quanto vi sia davvero di pubblico nel diritto all’acqua e di trasparente (per noi cittadini) nella costituenda “speciale” azienda.

Gaetano Cellura