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Trovarne uno di peggiore è francamente un’impresa. A  pochi mesi dalla sua scadenza, il governo Crocetta inanella ancora fallimenti, uno dopo l’altro. Prende decisioni assurde. Vive (e fa vivere la Sicilia) in uno stato di totale confusione.

Lo stesso giudizio vale per l’Ars. Non è che se il governo affonda, l’Assemblea si salva. Tocca invece anche lei uno dei livelli più bassi della storia politica dell’Isola. Con deputati che non fanno il loro dovere: assenti in aula (appena quattro presenze nell’ultima riunione), interessati da mesi solo alle nomine di propri uomini di fiducia nei settori del potere clientelare e all’imminente campagna elettorale.

E chi se ne frega se intanto non viene votato il “collegato” alla Finanziaria o altri articoli e disegni di legge. Chi se ne frega se la Sicilia, grazie alla sua straordinaria classe politica, non ha prospettive di crescita e di sviluppo e i suoi giovani sono senza lavoro. Non c’è più una maggioranza, ammesso ci sia mai stata in questi cinque anni. L’aula è vuota. Lo spettacolo triste e deprimente. Dal 30 aprile, dall’approvazione della Finanziaria, l’Ars non riesce a votare niente; e a maggio i suoi deputati hanno raggiunto il record di appena cinquanta minuti di lavoro. Si sono riposati in attesa di una campagna elettorale che li vedrà combattere per una più difficile rielezione, ora che i seggi sono scesi da novanta a settanta.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a fatti di cui davvero non sappiamo se ridere o piangere. La commissione affari istituzionali che avvia il disegno di legge per il ritorno alle elezioni del presidente e del consiglio provinciale da parte dei cittadini, com’era fino a poco tempo fa. Con la tanto strombazzata riforma delle province che finisce nel nulla. Un disastro, anche finanziario, questa riforma, con le sue elezioni di secondo livello, che ha gettato le province nel caos commissariandole per quattro anni.

L’assessore Gucciardi che proroga fino a ferragosto i direttori di Asp e ospedali siciliani in seguito al “bloccanomine” dei commissari da parte dell’Ars. Ma con quali poteri i direttori restano in carica in un settore vitale come quello della Sanità?

Con poteri di ordinaria amministrazione si legge nel decreto dell’assessore. E se costretti ad adottare atti straordinari devono motivarne il carattere di urgenza e di indifferibilità.

In queste condizioni il rischio che si corre, come denuncia il sindacato dei medici, è quello della paralisi: con direttori di reparto, trombati dalle precedenti delibere di giunta, che rimarranno al loro posto pur non avendone i titoli; e con la mancata immissione in ruolo di medici e infermieri in una sanità siciliana con gli “organici al collasso”.

Infine la proposta del governo regionale, approvata dalla commissione Ambiente, di una norma che dà alla giunta il potere di deroga dai vincoli paesaggistici sulle grandi opere infrastrutturali. Emendamento definito osceno da Legambiente.

L’impressione è di aver assistito in questi anni a delle parti in commedia, alla loro recita nell’attività di governo dell’Isola. Ora siamo a quella conclusiva.

Gaetano Cellura

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