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Ho voluto contrastare l’iter avviato a beneficio di alcune società petrolifere con l’unico strumento veramente efficace e democratico che possiede il Governo regionale: la mozione parlamentare. Ma le Istituzioni nazionali, che dovrebbero agire contro l’invasione del mar mediterraneo, tacciono e firmano le autorizzazioni per le trivellazioni. Il colosso ENI, in testa ad una schiera di altre società, intende perforare le coste antistanti i Comuni della Provincia di Agrigento, Sciacca e Licata.
Ho lanciato il mio allarme anni fa, quando capii che il progetto ENI stava assumendo concretezza: l’ENI, infatti, è già in possesso delle autorizzazioni VIA/VAS, ossia la valutazione Ambientale Strategica e di Impatto Ambientale. Gli organi ministeriali valutatori preposti hanno esitato positivamente i carteggi dei colossi industriali ed il Governo Nazionale, unico attore che avrebbe davvero potuto agire a tutela del nostro mare, ha avallato l’ingresso petrolifero nel sottosuolo marino. Il Comune di Licata, insieme a tutti i Comuni interessati, Ragusa, Palma, Scicli e alle Associazioni ambientaliste, dei pescatori, del turismo etc avevano presentato (e poi reiterato) ricorso per annullare il decreto ministeriale che autorizzava il perforamento. Finora abbiamo perso. E la causa è che manca l’alleato più importante: la governance Nazionale.
A seguito della lotta intrapresa dagli autoctoni, ENI ha rivisto il proprio progetto dandoci “un contentino”, escludendo cioè l’installazione di una delle piattaforme di maggiore impatto (la Prezioso K) e spostando a terra, in zona già industrializzata ossia a Gela, il trattamento e compressione del gas.
Per me è inaccettabile. Eppure la burocrazia e la legge, ad oggi, non da’ ragione alla tutela del nostro ambiente Marino. Le parti sociali, insieme alla politica regionale, devono battere i pugni ed interloquire con chi, a livello nazionale, continua ad essere sordo alla richiesta di migliaia di cittadini di lasciare “in pace” il nostro mare, prezioso anche perché custode di inestimabili e preziosi oggetti antichi.
Carmelo Pullara