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Amato Sagra (Medium)Il sindaco di Palma, Pasquale Amato, ha inviato una lettera e preparato un dossier  fotografico sulla condizione delle periferie da inviare, tra gli altri, al presidente della Repubblica Mattarella e al presidente del Consiglio Renzi.

“Da due anni sono il sindaco di Palma di Montechiaro, un comune di 24.000 abitanti circa, ricadente nell’area orientale della provincia di Agrigento, segnata da un’alta presenza mafiosa. Questa terra è stata teatro di una feroce guerra di mafia, che fra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta ha fatto una cinquantina di vittime e che annualmente non perde ancora l’appuntamento con almeno un’esecuzione (2011 Burgio, 2012 Priolo e Condello, 2013 Morgana).

È la terra che richiamò l’attenzione dei giudici Falcone e Borsellino, che fino alla loro morte, indagarono sull’omicidio del giovane magistrato Rosario Livatino, ucciso nel 1990 da un commando di sei sicari. Livatino aveva scoperto un traffico di armi tra Sicilia e Germania e continuava a ripetere che era in Germania che si doveva andare, per comprendere la “nuova mafia”. Stava indagando sulla roccaforte del clan mafioso di Palma di Montechiaro, appartenente alla potente mafia dell’agrigentino, insediato ottimamente fin dagli anni Sessanta nella regione del Nord Reno-Westfalia. Gli assassini di Livatino tesero un agguato alla sua auto sulla superstrada tra Agrigento e Caltanissetta; egli riuscì a fuggire, ma fu inseguito e infine ucciso.
È di questa terra che sono sindaco e quando cerco un confronto diretto con la mia città, dai miei cittadini ricevo attenzione, perchè sanno e vrdono gli sforzi cge stiamo facendo. Questo accade anche nei quartieri Carnara e Stazione, quartieri completamente privi di pavimentazioni stradali e rete di smaltimento di acque di corrivazione e men che meno di metanizzazione, le urbanizzazioni secondarie sono un’utopia: qui con le abitazioni ci si ripara dal freddo e l’acqua e si ci “dorme”.
Qui è mal celata la sopportazione ostentata a prestarmi ascolto, perchè in questo quartiere mi reco da anni e supplico partecipazione democratica ai cittadini/elettori alle elezioni, perché, spiego, è la politica che potrà e dovrà far sistemare loro le strade, dare le prime opere di urbanizzazione utili a farli sentire “cittadini normali”. Ma sono decenni che questo predico e questo non accade! Perché questi cittadini, abitanti di uno dei tanti quartieri periferici di Palma di Montechiaro privi di urbanizzazioni, che a seconda della stagione si coprono o di fango o di sterpaglie polverose, dove con facilità si annidano insetti, rettili e roditori, dovrebbero credere alle istituzioni?
Quando ci vedono passare durante le campagne elettorali, forse ormai non capiscono perché lo facciamo, di certo “non per loro”, perché la politica non gli ha mai offerto il cambiamento, non gli ha dato mai risposte e allora si convincono, sempre più, che chi si candida o fa politica, lo fa solo per soddisfare esigenze personali, per interessi personali. Le risorse necessarie a trasformare la loro realtà sono ingenti e quindi con le misere risorse del bilancio comunale non si potrebbero che soddisfare solo migliorie minime e puntuali. Ma se questo accade allora scatta il privilegio, scatta la prova di quanto fondata sia l’esigenza di protezione, e allora il fallimento è irreversibile: lo stato di diritto non è credibile, più vantaggioso è l’antistato, il potente, il capo elettore, il mafioso.

In modo esemplificativo ho voluto riportare ciò che, imparagonabilmente meglio e compiutamente, Shaw e Mckay hanno saputo, coi loro studi, individuare: il nesso di causa-effetto tra il degrado urbano e assenza di credibilità o fiducia nello stato, ribelle ricerca di autodeterminazione, rifugio nel contropotere spicciolo e della “protezione”, fino ad arrivare allo sviluppo di attività criminali.

Il nesso di causa-effetto tra il degrado urbano e lo sviluppo di attività criminali è confermato dalla Commissione per l’elaborazione di proposte per la lotta, anche patrimoniale, alla criminalità, istituita con decreto del 7 giugno 2013 dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che nel suo rapporto del 23 gennaio 2014 “Per una moderna politica antimafia”, nel delineare le linee guida di una moderna ed efficace politica antimafia, a conclusione dello studio, non può fare a meno di rilevare che “occorre intervenire, in una logica lungimirante di prevenzione, anche sui fattori che innescano il circolo vizioso della criminalità …Pare evidente che per garantire un’effettiva riqualificazione occorre operare sui quartieri periferici e centrali degradati, legalizzare e rigenerare gli habitat marginali, potenziare i servizi pubblici nelle aree marginali, promuovere la partecipazione degli abitanti per la riqualificazione degli spazi pubblici e il miglioramento delle condizioni abitative! Uno Stato è credibile se riesce a far vivere i propri cittadini in contesti dignitosi, anche sotto il profilo urbanistico e architettonico. La Commissione ancora ribadisce: “il rilievo e l’ampiezza degli interventi di riqualificazione, da progettare e porre in cantiere, impongono l’attivazione di un presidio istituzionale di livello statale. Con gli enti territoriali che contribuiscono al perseguimento dell’obiettivo di un miglioramento delle qualità della vita. Un modello incentrato sul ruolo dello Stato, ma che non disconosce il ruolo degli enti territoriali”. Il tentativo è quello di prendere spunto da alcune esperienze straniere, con un’applicazione analoga nelle aree di degrado urbano italiane, partendo in via sperimentale da una o alcune di queste. Ciò, secondo la Commissione, significa agire, sulla base di appositi piani da finanziare anche con la nuova programmazione dei fondi europei 2014-2020, su quattro fronti: urbano, educativo, occupazionale e familiare, attivando un progetto di effettiva riqualificazione delle zone degradate. Ancora precisa che “si tratta di operazione la cui elaborazione e concreta attuazione, peraltro, non può essere affidata alla sola responsabilità delle istituzioni territoriali: è necessario, viceversa, che ci sia una convinta assunzione di responsabilità del Governo nella sua interezza.” In buona sostanza “La questione urbana va risolta prima della questione sociale, poiché spesso i processi sociali non si rivelano se non attraverso la trasformazione dell’urbano da essi stessi indetta.”

È indispensabile dunque un intervento dello Stato, mirato, proficuo e d’altra parte, costituzionalmente imposto. È proprio l’art. 3, comma 2, della Costituzione che obbliga la Repubblica ad intervenire per «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». In altre parole, è proprio l’esigenza di un’eguaglianza sostanziale, effettiva, reale, che spinge ad un intervento risolutivo.

Va, altresì, del resto sottolineato che il 6 e 7 giugno 2013 il Consiglio Giustizia ed Affari interni dell’Unione europea ha deliberato di porre l’attenzione sulle organizzazioni criminali mafiose tra le priorità del prossimo ciclo di politiche contro la criminalità organizzata transfrontaliera del 2014-2017. In questa esperienza ed in riferimento alle tematiche sopra esposte ci proponiamo come realtà pilota, coinvolgendo nella progettazione sociologica/urbanistica degli interventi gli Atenei migliori, affinchè lo Stato possa assestare un’altra vittoria sul “sistema mafioso-criminale” da contrastare, recuperando dal degrado i quartiere abbandonati al degrado e le periferie di Palma di Montechiaro con circa 130.000 mq di strade da pavimentare, dice assicurare aree a verde, parcheggi, impianti sportivi, centri di ritrovo e di aggregazione sociale.

Tramite la riqualificazione degli spazi pubblici e il miglioramento delle condizioni abitative creiamo le condizioni di crescita della fiducia dei cittadini nello Stato, perchè soggetto capace di contrastare i disagi, migliorare la qualità della vita dei cittadini e sconfiggere le disuguaglianze sociali.

E infine voglio ricordare che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel convegno del 27-29 aprile del 1960 “sulle condizioni di vita e di salute in zone arretrate della Sicilua occidentale” a Palma di Montechiaro così interveniva:
” Non si tratta oggi di aggiungere altra carta alla carta che dorme negli scaffali delle nostre biblioteche e nemmeno di proporsi un compito di esclusiva rilevazione statistica, per scopi scientifici. Non si tratta di aggiornare le conclusioni sui sono giunte le ricerche e le inchieste precedenti, ma di qualche cosa d’altro e di nuovo, e, a nostro avviso, di ben più importante: dare coscienza agli interessati stessi, cioè ai lavoratori meridionali, della necessità e delle possibilità di mutare le insopportabili condizioni in cui sono costretti a vivere. E si tratta di dare conoscenza a tutti gli italiani dell’esistenza di queste condizioni in modo che tutti gli italiani comprendano che un tale stato di cose è una vergogna per tutto il nostro paese e deve quindi cessare”. Era l’aprile 1960!

Intanto il fango e la polvere sono lì, dove Napolitano li aveva lasciati, quello che doveva fare lo stato non è stato fatto abbastanza mentre gli amministratori, i funzionari si guadagnano riconoscimenti nazionali per il contrasto alla Mafia e alla corruzione! Non abbandonateci, nè saziateci di parole, ma aiutateci a uscire da questa situazione”.