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Trent’anni fa l’Italia vinceva il Mondiale spagnolo, Pertini era l’immagine della gioia sportiva del paese intero, Totò Lauricella proclamava il 1982 anno mondiale della pace in quel mondo diviso in blocchi armati e i pacifisti gridavano: “dalla Sicilia alla Scandinavia no ai missili (a Comiso, NdR) e al Patto di Varsavia”. Non mancarono purtroppo anche in quell’anno gli omicidi di mafia a Palermo. Nel 1982 La Vedetta iniziava la sua avventura editoriale e giornalistica. Prima di allora a Licata s’era visto solo qualche foglio locale di breve durata. Nessuno immaginava che il nuovo mensile di otto pagine sarebbe durato tanto, avrebbe formato nel tempo giornalisti professionisti e pubblicisti e avrebbe permesso a molti saggisti, narratori, poeti e storici, non solo locali, di pubblicare libri. A lanciare l’idea e il proposito di un giornale locale sono due giovanissimi studenti delle superiori, Francesco Pira e Angelo Carità. Nessuno dei due poteva firmarlo, e ne parlarono al professore Calogero Carità, studioso attento della storia di Licata e già giornalista pubblicista: in grado quindi di poterne assumere (e con manifesto entusiasmo) la direzione. I primi due numeri andarono in edicola in autunno. Ma dal gennaio del 1983 il giornale rispetterà sempre, per trent’anni consecutivi, l’appuntamento mensile con i lettori. La prima pagina ospitava, secondo un’impostazione divenuta classica, l’editoriale del direttore, il caustico articolo di spalla di Francesco Pira e, in fondo, la nota sportiva del condirettore Camillo Vecchio, corrispondente da Licata dell’Ora. Camillo curava altre rubriche interne, come Il dito nell’occhio e Divagazioni. Francesco Pira, cui anni dopo si apriranno le porte di una soddisfacente carriera nel giornalismo professionista, all’università e nella saggistica di natura sociologica, firmava alcuni articoli con lo pseudonimo Danilo Arpi, che è l’anagramma del suo cognome. Ma sarebbe ingiusto chiudere questa nota senza ricordare la buona tradizione giornalistica della città. Almeno la più recente. Senza cioè ricordare Francesco Bilotta e Calogero Saporito. Con Camillo Vecchio decani del giornalismo licatese. E senza citare Francesco Morello, attuale addetto stampa del Comune, e il corrispondente del Giornale di Sicilia Angelo Augusto che, insieme a Francesco Pira, ha dato vita alla prima televisione e al primo Tg indipendente di Licata. Ma una segnalazione particolare merita il dottor Angelo Vecchio, forse il primo licatese a diventare giornalista professionista. Autore di numerosi libri, prevalentemente sulla storia della mafia, Angelo Vecchio lavora al Giornale di Sicilia.