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La Soprintendenza del Mare ha stilato il bilancio finale della campagna di indagine subacquea condotta a Licata durante l’ultima stagione estiva con il supporto operativo del Gruppo Archeologico Finziade.

Conclusa la campagna di ricerche del nucleo subacqueo del Gruppo Archeologico Finziade di Licata, diretto da Maurizio Cantavenera. Quest’anno le attività del gruppo hanno interessato le acque dell’isolotto di San Nicola e della Secca di Poliscia a Licata. I reperti individuati abbracciano un arco cronologico di circa cinque secoli, dal VII al XII secolo d.C. e con le ultime individuate, sale a nove il numero delle ancore bizantine scoperte in questi fondali. La campagna di ricerche subacquee è stata realizzata grazie al lavoro svolto dal nucleo sommozzatori Finziade, coordinato dall’archeologo Fabio Amato, supervisionato e diretto dalla Soprintendenza del Mare e finanziato dalla ditta Cuttita Srl.
Una scoperta importante che aggiunge altri reperti, alle evidenze archeologiche recuperate proprio in quel tratto di mare con le ricerche svolte a partire dagli anni ’80, dall’allora competente Soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento,
Le nuove testimonianze archeologiche rappresentano un’ulteriore conferma della frequentazione dell’isola di San Nicola, relativa sia alla sua funzione di refugium, sia a quella più strettamente religiosa, determinata dall’impianto ecclesiastico individuato sulla sommità dello scoglio.
Parallelamente a questi nuovi dati archeologici, emergono ulteriori tracce, individuate sulla parte rocciosa di San Nicola: si tratta di due croci, una a rilievo la seconda incisa proprio sulle scoscese pareti rocciose dell’isola.
Elementi che confermano la teoria che vuole la presenza di un piccolo insediamento di culto cristiano sull’avamposto insulare.
La stagione di lavori del Gruppo Archeologico Finiziade ha visto anche lo svolgimento di un corso di archeologia subacquea promosso in collaborazione con il G.A. di Siracusa e la Soprintendenza del Mare. Il corso ha avuto come sede di esercitazione pratica lo specchio di mare antistante la spiaggia della Poliscia, già luogo di frequentazione marinaresca molto antica, nonché sede di un importante tesmophorion d’epoca classica e di una necropoli a ridosso della costa.
È continuato un meticoloso lavoro di documentazione delle evidenze archeologiche scoperte negli anni scorsi, che si è concluso con il recupero di diversi frammenti di anfora (orli, anse, colli e puntali) ascrivibili ad un range cronologico che va dal periodo greco classico fino al tardo antico. Individuate anche presenze lignee che saranno desalinizzate e successivamente verificate nelle prossime settimane dalla Soprintendenza del Mare, per accertare se si tratta dei resti di una imbarcazione lignea naufragata nei pressi della Secca.
Un’occasione importante per far conoscere l’importanza sia del territorio e delle sue potenzialità archeologiche, per educare al concetto di mare come bene collettivo e alla tutela dell’ecosistema marino.
Hanno partecipato al corso Federico Fazio, Fabio Amato, Michele Ruggieri, Giovanni Morreale, Andrea Cannizzaro, Angelo Tidona, Calogero Bontà e Daniela Miceli.