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Alle ore 02,30 del 10 luglio 1943 venne dato l’allarme navale quando da Licata a Scoglitti, si presentarono in formazione 945 navi della 8a flotta americana, giunte dalla Algeria, dalla Tunisia e da Malta. Tra esse 5 incrociatori, 48 cacciatorpediniere, 11 tra posamine e dragamine, 87 unità da combattimento di vario tipo, 94 unità ausiliarie e da trasporto e rifornimento, 700 navi e mezzi da sbarco, di cui 190 grandi, soprattutto LSI e LST e 510 di minori dimensioni, soprattutto LCI e LCT. Afferivano tutte alla Western Task Force, il gruppo ovest dell’operazione Husky. I convogli della Joss Force, diretti alla volta di Licata, partirono da Biserta (Tunisia) e comprendevano 2 incrociati, 9 caccia torpediniere, 1 nave comando, 8 dragamine, 33 navi pattuglia e 202 mezzi da sbarco. Stipati nelle navi ben 27.650 uomini della Task Force 86 americana del generale Lucian Jr.Truscott, tra i più giovani generali dell’esercito americano, con vice il generale di brigata William W. Eagles, comprendente la 3a Divisione di Fanteria, la 2a Divisione corazzata del generale Hugh J. Gaffey, il 3° battaglione rangers, il 4° tabor marocchino, 126 muli e 117 cavalli.
Le operazioni navali sono dirette, al largo tra Licata e Gela, assieme al generale George Smith Patton Jr che guida la 7a armata americana (3 divisioni di fanteria, in tutto 26 battaglioni, una divisione corazzata e 3 battaglioni Rangers) e che assumerà la direzione delle operazioni terrestri, dal vice ammiraglio Henry Kent Hewit che si trova a bordo della Monrovia, al comando del capitano di fregata T. B. Brittain, mentre le attività navali nella zona Joss sono coordinate dal contrammiraglio Richard L. Conolly dalla nave Biscayne, una unità di appoggio idrovolanti, al comando del capitano di fregata R.C. Young, all’ancora a 2,5 miglia dal porto di Licata .
L’obiettivo è l’occupazione del territorio di Licata, con una tattica a doppia tenaglia, dal fronte costiero Gaffe-Due Rocche, con il porto, la città e la pista di volo della piana.
Alle 22,30 del 9 luglio, il cacciatorpediniere Bristol, al comando del capitano di corvetta J.A. Glik e con 276 uomini di equipaggio, e il pattugliatore PC-546 avevano già guidato le imbarcazioni ad assumere la posizione assegnata. Alle 23,30 le unità da combattimento sottoposero la costa e il semicerchio collinare che al di là del Salso chiude la Piana di Licata, ad intenso bombardamento con salve di potenti cannoni da 6 e 5 pollici. Alle ore 01,00 del 10 luglio il generale Alfredo Guzzoni dichiarò lo stato di emergenza ed ordinò di far brillare le ostruzioni, le banchine portuali e gli ormeggi dei porti di Licata e di Porto Empedocle.
I vari gruppi di attacco della Joss Force si schierarono ciascuno di fronte al settore di sbarco assegnato da est ad ovest di Licata. Nel settore 70 est – Due Rocche (spiaggia blu) prese posizione il Gruppo di Attacco Falconara (Falconara Attak Group), coordinato dal capitano di fregata Roger E. Nelson, a bordo dello LCI-86. Sugli anfibi sono pronti a sbarcare i fanti del 30° raggruppamento agli ordini colonnello Arthur H. Rogers che aveva il compito di assicurarsi il controllo del colle Desusino e di Poggio Lungo, e di stabilire e mantenere il contatto ad est con la Dime Force che era stata assegnata al fronte di sbarco Butera-Gela. La copertura dal mare era stata affidata ai cacciatorpediere Ludlow al comando del capitano di corvetta L. W. Creighton, Nickolson, al comando del capitano di fregata L. M. Markham, e Wilkes, al comando del capitano di corvetta F. Wolfsieffer e al nuovissimo incrociatore Birmingham, al comando del capitano di vascello J. Wilkes.
Nel settore 70 ovest- Plaia e Montegrande (spiaggia gialla), difeso dal 390° battaglione costiero italiano del maggiore Caruana, appoggiato dalle batterie del CXLV gruppo, si schierò il Gruppo di Attacco Salso (Salso Attak Group), coordinato dal capitano di fregata William O. Floyd, a bordo dello LCI-95. Sugli anfibi i fanti del 1° e 3° battaglione del 15° raggruppamento, agli ordini del colonnello Charlese E. Johson, che dopo lo sbarco dovevano marciare verso ovest e chiudere a tenaglia la città di Licata, protetti dalle bocche di fuoco dei cacciatorpediniere Buck, al comando del capitano di corvetta Mllard J. Klein, e Woolsey, al comando del capitano di corvetta H.R. Wier e dall’incrociatore leggero Brooklyn III, al comando del capitano di vascello H. W. Ziroli. Con i fanti americani, pronto a sbarcare anche il corrispondente di guerra Michael Chinigo dell’International News Service.
Nel settore 71-72 – Mollarella e Poliscia (spiagge verdi) si attestò il Gruppo di Attacco Molla (Molla Attak Group), coordinato dal capitano di fregata Robert M. Morris, a bordo dello LST-6 che doveva sbarcare il 3° battaglione ranger agli ordini del tenente colonnello H. W. Dummer e il 2° battaglione del 15° raggruppamento. La copertura di fuoco era assicurata dai cacciatorpediniere Bristol, con 276 uomini di equipaggio al comando del capitano di corvetta J. A. Glick ed Edison, al comando del capitano di corvetta Helpburn A.Pearce e dal dragamine Sentinel, al comando del capitano di corvetta della riserva George L. Philips. Il tenente colonnello Dummer doveva marciare, dopo lo sbarco, con i suoi rangers verso est su Licata.
Il settore 73-Gaffe (spiaggia rossa) fu affidato alle unità del Gruppo di Attacco Gaffi (Gaffi Attak Group), coordinato dal capitano di vascello Lorenzo S. Sabin, a bordo dello LCI-10, formato da 7 LST, 17 LCI e 21 LCT. Compito di questo gruppo è di portare a terra il 1° raggruppamento tattico della 3a Divisione di Fanteria agli ordini del colonnello Harry B. Sherman. Il supporto dal mare era garantito dai cacciatorpediniere Swanson, al comando del capitano di fregata Edward L. Robertson, e Roe, al comando del capitano di corvetta R. L. Nolan, e dal dragamine Seer, al comando del capitano di fregata A.F. Block. Il colonnello Sherman aveva il compito di occupare la sezione ovest del fronte di sbarco, con le strade statali 115 e 123.
Alle ore 03,00 i rangers del 3° battaglione, furono i primi a toccare terra alla Poliscia. Dopo aver zittito il fuoco di difesa italiano, avanzarono verso est e, dopo aver superato le deboli linee di difesa, imboccata la strada San Michele, procedettero verso Licata. Alle 03,40 la seconda ondata agli ordini del col. Brady, che incontrò sulla serra Mollachella l’eroica e vana resistenza di un capitano italiano, Luigi Candela, palermitano, fatto prigioniero. A partire dalle ore 06,05 vennero sbarcati senza problemi i carri e i veicoli. Il Bristol, alle ore 05,45, mise fuori uso il treno armato 75/2/T della R. Marina che si trovava a protezione del porto. Alle ore 07,35 i fanti del 2° battaglione di Brady, conquistato il castel Sant’Angelo, ammainarono il tricolore issato sul pennone della torre e innalzarono, al suo posto, la bandiera americana a stelle e strisce.
Sulla “spiaggia blu”, zona Punta Due Rocche-settore 70 est, lo sbarco avviene in più ondate. Alle ore 03,15 con la prima ondata, coordinata dal capitano di corvetta A. C. Unger, toccò terra il 2° battaglione del colonnello Rogers, Alle 06,27 sbarcano i carri armati, tutti del tipo Sherman, del 66° reggimento corazzato della divisione del generale Hugh Gaffey e si dirigono subito verso Gela. Alle ore 07,50 sbarcano anche gli agenti della Centrale Italiana dell’OSS (Office of Strategico Services) che nel 1945 si trasformerà in CIA, coordinati da Max Corvo, nome in codice Maral, 23 anni che stabilisce il gruppo al castello di Falconara,
Alle ore 03.40, iniziò l’attacco del Gruppo Salso alle spiagge Plaia e Montegrande- settore70 ovest (spiaggia gialla). Alle ore 04,45 tutti gli uomini del 1° battaglione, al comando del maggiore Leslie A. Printchard, del 15° Reggimento di Fanteria del col. Charles E. Johnson erano già sulla spiaggia. Alle 9,30 il 1° battaglione di fanteria dopo aver guadato il fiume Salso, marciò con movimento avvolgente su Licata e si congiungerà con il con il 2° battaglione di Brady sbarcato a Mollarella.
Nel settore 73-Gaffe (piaggia rossa), margine sinistro di tutto il fronte d’attacco, dove l’arenile è stretto e ghiaioso e il fondale insidioso per le tante fosse e gli scogli affioranti, lo sbarco fu particolarmente difficile. La prima ondata del Gaffi Attak Group, coordinato dal capitano di corvetta Samuel H. Pattie, che costituisce l’avanguardia del 1° battaglione d’assalto agli ordini del tenente colonnello Roy E. Moore, toccò terra alle ore 04,10, ma si trovò davanti ad un intenso fuoco di artiglieria pesante.
Alle 11,30 la città era in mano agli americani e dal Palazzo di Città, diventato sede comando dell’Amgot e dove si era già insediato il maggiore Frank Toscani, sventolavano le bandiere americana e inglese. Licata fu il primo paese italiano a cadere nella mani degli americani ed ospitò il quartiere generale del gen. Truscott. Da qui l’avanzata per la conquista della Sicilia occidentale.

Calogero Carità