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“Abitare il Paese Città e territori del futuro prossimo”, l’ottava edizione del Congresso nazionale degli Architetti nella sala Santa Cecilia all’auditorium Parco della Musica a Roma.

L’ottava edizione del Congresso, a dieci anni dall’ultimo Congresso tenutosi a Palermo, offre un significativo contributo al dibattito sul futuro dell’abitare, delle città e dei territori, proponendo un nuovo paradigma della qualità della vita urbana, ripensandone il modello. Una città, quella cui pensano gli architetti, che diventi sempre più un luogo desiderabile dove vivere, lavorare, formarsi, conoscere e divertirsi: un luogo attrattivo, dunque, da tutti i punti di vista”.

“Se non sapremo risvegliare le nostre coscienze, saremo condannati a una asfissia intellettuale che porterà il Paese al definitivo degrado – afferma Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio nazionale degli Architetti – Il governo realizzi subito un Piano d’azione nazionale per le città sostenibili: trasformare le periferie degradate in pezzi di città policentrica; superare l’inadeguatezza della strumentazione urbanistica vigente; il Paese si doti finalmente di una legge individuando linee politiche di indirizzo, valorizzazione, promozione, diffusione e miglioramento dell’architettura e dell’educazione alla cultura architettonica; per le opere pubbliche si utilizzino i concorsi di progettazione aperti in due gradi; ridurre attraverso l’architettura che entra nella scuola, l’assuefazione a una edilizia mediocre”.

I concorsi di progettazione: in autunno il corso ad Agrigento

Il 4 luglio, giorno precedente all’inizio del Congresso, all’Acquario Romano sede della cerimonia di inaugurazione del Congresso e della presentazione dei documenti congressuali, si è svolto il primo corso per coordinatori dei concorsi di progettazione, volto a trasformare la figura professionale che organizza, svolge e coordina un concorso. “Uno dei temi principali del Congresso – spiega Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio nazionale degli Architetti – è di restituire centralità al progetto nei processi di trasformazione del territorio. Il Consiglio nazionale degli Architetti punta, quale strumento per rilanciare la centralità del progetto, sul concorso di progettazione”.

Il corso si inserisce tra le attività collaterali proposte dal Congresso.

Il Consiglio straordinario di Agrigento a Roma

Giovedì pomeriggio, nella splendida sede in piazza Navona, del Consiglio nazionale degli Architetti, l’Ordine degli Architetti di Agrigento, presieduto da Alfonso Cimino, si è riunito per individuare i punti cardine sui quali fare leva, per rilanciare la nostra città e la nostra provincia e discutere sull’impegno a vantaggio della comunità, passando per le pubbliche amministrazioni. Seduti intorno al tavolo, oltre a Rino La Mendola e Alfonso Cimino, Pietro Fiaccabrino, presidente della Fondazione Architetti nel Mediterraneo; Giuseppe Grimaldi e Giuseppe La Greca, vicepresidenti dell’Ordine di Agrigento; Giuseppe Lalicata, segretario; Salvatore Porretta, tesoriere; i consiglieri: Roberto Campagna, Angela Giglia, Lorenzo Violante, Calogero Giglia, Isabella Puzzanghero, Franco Romano, Michele Ferrara, Giacomo Cascio.

Presenti all’ottava edizione del Congresso nazionale degli Architetti, i delegati agrigentini: Calogero Abbate, Giuseppe Antona, Luisella Barberis, Giuseppe Cacciatore, Roberto Cafà, Rosa Maria Corbo, Luca Cosentino, Salvatore D’Antoni, Salvatore Danile, Umberto Fazio, Domenico Fontana, Daniele Gucciardo, Riccardo Lombardo, Emanuele Maratta, Giuseppe Mazzotta, Giorgina Perricone, Alfredo Pinelli, Dario Riccobono, Maria Teresa Russo, Giuseppe Sferrazza Papa.

Tanti gli argomenti discussi, uno su tutti il rilancio della nostra città e dell’intera provincia.

“Gli Architetti agrigentini – dichiara Alfonso Cimino – hanno redatto un documento, parte integrante del documento condiviso dalla Consulta regionale degli Architetti, che sabato (oggi ndr) sarà discusso a Roma”.

L’obiettivo è di non demordere innanzi all’immobilismo ma, anzi, scendere in campo e lavorare di concerto con gli enti preposti, ai Piani regolatori, ai Pudm, sui centri storici e sulle periferie, sulle infrastrutture che devono portare Agrigento, la Sicilia, al centro del Mediterraneo: chiave essenziale per l’economia, per il commercio, per la crescita del territorio.

Le interviste

Alfonso Cimino, presidente dell’Ordine degli Architetti di Agrigento

-Presidente, Agrigento approda a Roma per la prima volta con un Consiglio straordinario dell’Ordine. Quali gli argomenti in discussione?

“Questo è un Consiglio straordinario dell’Ordine fatto nella sede del Consiglio nazionale, grazie al nostro vicepresidente Rino La Mendola. Oggi, e lo dico a chiare lettere, si registra un asse forte “Agrigento – Consiglio nazionale” grazie a una grande sinergia che nasce tra questo Ordine e il Cna.

Sinergia comprovata anche dalle dichiarazioni unanimi espresse da tutti i consiglieri, nei confronti del lavoro svolto da Rino La Mendola all’interno del Consiglio nazionale e dei temi congressuali.

Il rilancio del settore dei lavori pubblici e il correttivo degli appalti sono gli argomenti fondamentali di questo Congresso: laddove si parla di qualità del progetto inevitabilmente si parla di concorsi e il rilancio dei concorsi è oggi possibile, grazie al Consiglio nazionale, grazie al Dipartimento dei Lavori pubblici retto da Rino La Mendola”.

-In termini concreti, tutto questo che ricaduta avrà sul nostro territorio?

“Agrigento è diventato un “caso”. Non possiamo continuare a parlarci addosso sulle criticità della città e della provincia. Gli Architetti, in un percorso compiuto da un anno a questa parte, dicono: “basta con le chiacchiere”. Dobbiamo sederci tutti quanti attorno a un tavolo, per rilanciare la nostra città e l’intera provincia. Abbiamo redatto, con i delegati al congresso nazionale, che ringrazio tantissimo, un documento parte integrante del documento condiviso dalla Consulta regionale degli Architetti e che sabato (oggi ndr) sarà discusso a Roma, dove si parlerà di centro storici, di infrastrutture e di fasce costiere. Chi ci segue sa benissimo che stiamo portando avanti questo lavoro insieme con l’Osservatorio sui centri storici. Lo abbiamo fatto con i Piani regolatori, con i Pudm e lo continueremo a fare con forza perché il rilancio delle nostre città, della fascia costiera e delle infrastrutture non deve abbracciare solo la provincia, anche se è impensabile che ancora oggi Agrigento sia così lontana dagli altri, bensì guardare alle infrastrutture regionali. E non si può parlare di infrastrutture se non abbiamo il ponte sullo Stretto di Messina. Cogliamo, a tal proposito, la sollecitazione di Rino La Mendola e siamo pronti, immediatamente, a spiegare che la strada ferrata, le autostrade senza il ponte sullo Stretto di Messina, serviranno a poco. Questa – conclude Cimino – e ne siamo consapevoli, è una strada difficile da percorrere ma è necessario lanciare l’allarme e presentare le proposte”.

Rino La Mendola vicepresidente Consiglio nazionale degli Architetti

-Il congresso nazionale degli Architetti registra la presenza del ministro Bonisoli. Concretamente, come sta andando?

“Benissimo, un Congresso veramente partecipato dagli architetti italiani, contiamo oltre tremila delegati presenti, che coinvolge in pieno non solo il mondo delle professioni ma anche il mondo della politica, delle istituzioni e della cultura architettonica. Il tema principale del Congresso è il futuro delle nostre città e su questo ci stiamo confrontando a 360 gradi. Auspichiamo un futuro per le nostre città che punti su nuove politiche di gestione del territorio, sulla rigenerazione urbana, sulla valorizzazione del costruito, sulla riduzione del consumo di suolo e sulla riqualificazione dei contri storici che devono tornare ad essere il cuore pulsante delle nostre città”.

-Si parla tanto di centro storico. Cosa contate di fare per le periferie?

“Le periferie sono da recuperare, insieme ai centri storici, ma è importante dire stop al consumo di suolo. Se continuiamo a consumare nuovo suolo, automaticamente alimenteremo lo svuotamento progressivo dei nostri centri storici. Bisogna invertire la tendenza e, attraverso una serie di incentivi di tipo fiscale, riportare la gente nei centri storici”.

-Si parla tanto di città, ma le città senza infrastrutture, quindi mal collegate tra loro, penalizzano gli ambiti turistico e commerciale. Quali i punti di miglioramento delle infrastrutture a vantaggio della nostra economia?

“Partiamo da un’analisi di carattere generale: abbiamo la fortuna di essere collocati al centro del Mediterraneo quindi, il Paese Italia, in particolare la Sicilia, dovrebbero avere un ruolo di porta di Europa nel Mediterraneo, una sorta di cerniera Euro – Mediterranea, ma ciò a condizione che si superi il gap infrastrutturale al sud, soprattutto in Sicilia, che oggi impedisce alla nostra terra di recitare autorevolmente questo ruolo. I nostri porti non sono dimensionati per l’attracco di grandi imbarcazioni da crociera o mercantili che provengono soprattutto dall’est asiatico che oggi attraversano il Canale di Suez, ignorano la nostra costa, compresa la costa agrigentina, la lambiscono, attraversano lo Stretto di Gibilterra e, girando al largo della penisola Iberica, raggiungono il nord Europa, mortificando di fatto il ruolo della nostra terra. Occorre, dunque, stimolare nuove politiche affinché il gap infrastrutturale venga superato al sud e soprattutto in Sicilia, e si possano dotare, la Sicilia e il sud, della rete ferroviaria. Mettiamo che si riesca a potenziare i porti e offrire ai grossi mercantili la possibilità di attraccare e scaricare i container, come farebbero questi container a raggiungere il nord Europa? Con la rete stradale e quella ferroviaria che abbiamo, sarebbe un grande problema. Quindi, come vede, non è soltanto un problema di porti, aeroporti o strada ferrata ma di carattere generale e investe la Sicilia in maniera integrale. Certo, mi rendo conto che si tratta di una tematica molto forte. Partiamo dalle città, ma è chiaro che affinché le città possano vivere bene, devono fruire di un sistema infrastrutturale idoneo”.

-Quale potrebbe essere la soluzione, dunque, affinché questi container possano facilmente raggiungere il resto della nostra Penisole e l’Europa?

“Senza il ponte sullo Stretto di Messina non potrà mai esserci l’alta velocità ferroviaria in Sicilia. A questo punto dobbiamo scegliere: se vogliamo l’alta velocità, un sistema infrastrutturale su strada ferrata e gommata veloce, dobbiamo pensare di nuovo al ponte sullo Stretto”.

Pietro Fiaccabrino, presidente Fondazione Architetti nel Mediterraneo

-La Fondazione degli Architetti nel Mediterraneo approda a Roma, insieme con l’Ordine degli Architetti di Agrigento. Cosa vorreste portate a casa?

“Innanzitutto, il ricordo. Questa è senza dubbio una occasione straordinaria, la prima in assoluto nella storia dell’Ordine e della Fondazione. Fondazione che, mi piace ricordare, essere stata strenuamente voluta da Rino La Mendola, che ha voluto e saputo portare l’Ordine di Agrigento a livelli internazionali”.

-L’Ordine di Agrigento riveste un ruolo importante sia al Consiglio nazionale degli Architetti sia al Congresso. Gli Architetti agrigentini in prima linea per il loro territorio…

“Siamo uno degli Ordini più agguerriti e in prima linea d’Italia nell’affrontare tematiche di rilancio del territorio e della rigenerazione delle città, viste dal futuro. In questo senso, Alfonso Cimino ha restituito alla Fondazione un ruolo di centralità come componente attiva. La Fondazione nasce con il ruolo di essere presente sul territorio, nella formazione e organizzazione di eventi per la promozione della figura dell’architetto, la valorizzazione della professionalità e per lo sfruttamento delle risorse e potenzialità culturali, economiche del territorio. E’ un’occasione di grandissima soddisfazione condividere con tutto il Consiglio un momento di riflessione, di approfondimento, qual è il Congresso nazionale”.

Alberto Bonisoli, ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo

-Ministro, cosa può fare l’Italia per la Sicilia?

“Quello che possiamo offrire, se vogliamo, alla Sicilia, sono due cose: la prima è la partecipazione a un impegno complessivo che faremo a livello nazionale per formulare delle linee guida sulle professioni architettoniche che magari vadano a limare alcuni aspetti del codice o qualsiasi cosa sia necessario, a questo punto starà alla Regione Sicilia applicare o meno in ambito locale. Questa è una disponibilità che assolutamente mi sento di garantire. La seconda cosa riguarda la partecipazione a progetti, magari mirati, ad esempio sul tema della riqualificazione delle periferie urbane. Lo faremo insieme alla Regione Sicilia, dove interverremo in maniera importante, per riqualificare i centri storico”.

-E le periferie?

“Rientrano in questa fascia. Le nostre città sono per la maggior parte costituite da periferie che, nel tempo, hanno supplito ai centri storici. Devono rientrare. Vede, non è una alternativa. Dobbiamo farci carico del futuro delle periferie perché è lì che si genera, anche se non vogliamo, il disagio. Se vogliamo combattere il disagio sociale è lì che dobbiamo intervenire. A seconda delle situazioni ci saranno interventi più legati agli aspetti culturali veri e propri e, in alcuni casi, ci saranno interventi di riqualificazione urbana. In Sicilia, a memoria, ricordo alcune situazioni che meriterebbero”.