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Ha vinto Bersani: 60 a 40, più o meno. E a Licata ha vinto Renzi, grazie anche al contributo e all’impegno dell’avvocato Daniele Cammilleri, consigliere provinciale del Pd. C’è chi crede nelle primarie, ritenendole strumento democratico di selezione della classe dirigente, e c’è ancora chi non è d’accordo e pensa siano esercizio inutile. Ma una cosa è certa: l’inequivocabile verdetto. Uno vince e l’altro perde. Uno diventa candidato premier della coalizione e l’altro torna a fare il suo mestiere e a lavorare per il futuro. Se ne ha voglia e, soprattutto, se è giovane. Non sempre è così, per la verità. E spesso funziona il meccanismo del ticket di governo, vedi Obama-Clinton. Ma quella americana è un’altra realtà. Non tanto lontana comunque dalla nostra se Vendola farà il ministro del governo Bersani e se Bertinotti, candidato alle primarie vinte da Prodi, diventò poi presidente della Camera. A Licata hanno votato al ballottaggio di ieri 776 elettori. Renzi ha vinto con 499 voti contro i 274 di Bersani – e pare sia stato il solo successo del giovanotto di belle speranze, come l’ha definito Romano Prodi, in provincia di Agrigento e nell’intera Sicilia. Anche se nel Pd licatese non mancano problemi di divisioni (e forse anche di contrapposizioni) interne – problemi che potrebbero incidere sulla scelta del candidato sindaco alle prossime elezioni – è stato bello vedere, sia al primo turno che al ballottaggio, vecchi e nuovi compagni della sinistra ritrovarsi al seggio, stringersi la mano e abbracciarsi, competere con civiltà in quella che è stata definita festa della democrazia. Finite le primarie, superata questa fase che ha fatto solo del bene al centrosinistra, non rimane ora, in vista delle elezioni comunali, che far prevalere le ragioni dell’unità e mettere assieme una coalizione per Licata dopo molti anni per la sinistra di locale irrilevanza politica.

(g.c.)