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Ignazio-MarinoStoria o leggenda, nemmeno le oche che salvarono il Campidoglio dall’assedio dei Galli di Brenno sono venute in soccorso di Ignazio Marino. Ferrea la morsa che l’ha stritolato mettendo il sigillo sulla sua esperienza di sindaco di Roma. Il Pd – Renzi per primo – il Vaticano, che finalmente tira un sospiro di sollievo, i diciannove consiglieri della sua ex maggioranza più sei dell’opposizione hanno deciso che la burocrazia imposta dall’alto è meglio della democrazia esercitata dal basso in quest’Italia sempre più di destra e nelle mani di un uomo solo al comando e nemmeno scelto dagli elettori.

Che democrazia è questa?

Una democrazia che rifiuta il confronto nell’aula consiliare e decide nello studio di un notaio, con la deposizione delle firme di dimissioni di ventisei consiglieri comunali, quante ne occorrevano per far decadere il sindaco e la giunta capitolina, certifica il suo momento di crisi più profonda e mortificante.

A Ignazio Marino i “magnifici ventisei” dovevano concedere l’onore delle armi. Confrontarsi con lui in consiglio comunale e lì dimettersi, dicendo ai romani che li hanno eletti perché consideravano finita l’era breve di questo sindaco. Si sono invece inchinati al volere di un partito cui di democratico resta solo il nome.

Chiediamoci ora cosa ha fatto di male l’ex sindaco di Roma per essere trattato in questo modo. Nessuno è disposto a credere alla banale vicenda degli scontrini o della sua inadeguatezza all’importante funzione come vera causa di tutto. Una campagna di logoramento politico senza precedenti, portata avanti dal Pd di cui è stato fondatore e in cui, com’è naturale, ora non si riconosce più. Una dura campagna di stampa per indurlo alle dimissioni. Non ultimo, l’intervento a tutto campo della Chiesa contro il sindaco delle “unioni civili”, ritenuto inadeguato a gestire la delicata fase del Giubileo.

Quest’ultima morsa, quest’ultima unione (non “civile” ma politica) del Pd con la Chiesa è stata quella che davvero ne ha segnato il destino. Senza saperlo, o forse senza curarsene, il Pd di Renzi diventa così un partito neoguelfo. Nemmeno la Dc si era mai mostrata così incline ai voleri del Vaticano. Altro fatto grave: tutta la scena (per alcuni sceneggiata) degli ultimi mesi si è svolta nell’assoluto silenzio di quella minoranza dem cui dovrebbe stare ancora un po’ a cuore la democrazia – le sue regole, il confronto pubblico nelle sedi naturali, l’elezione del sindaco e della classe politica da parte dei cittadini e il rispetto del loro mandato conferitogli – piuttosto che i commissari straordinari imposti dall’alto o le dimissioni date negli studi notarili.

Non da ora e non per colpa interamente di Marino la capitale d’Italia, che si prepara al Giubileo, è ridotta in condizioni oggi impresentabili. Ma non per questo è stato fatto fuori il suo sindaco. Ma per il brutto clima che si registra nel paese. Se non ti allinei con il nuovo potere sei perduto. Nessuna oca del Campidoglio ti avvertirà dell’arrivo di Brenno. Non sembra vero, ma è così. 

Gaetano Cellura