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valletempliabusivismoMa non potevano pensarci prima? O erano così ingenui da credere, con un candidato d’area che ha preso 800 voti, di poter vincere le primarie contro Alessi? Il papocchio di Agrigento delegittima l’intera classe dirigente del Partito democratico e non esime da responsabilità nemmeno il suo segretario regionale. Quanto accadeva all’ombra dei Templi, il progetto “Agrigento 2020”, l’inciucio con Forza Italia era sotto i suoi occhi e non possiamo credere che i dirigenti agrigentini abbiano agito senza consultarlo.
Le primarie di “Agrigento 2020” non sono state primarie del centrosinistra, ma di una coalizione più ampia che andava dal Pd a Forza Italia. Logico dunque che poteva vincere un candidato estraneo alla storia e alla cultura della sinistra. Il rischio c’era, è stato corso e alla fine l’esito delle urne non ha smentito il pronostico. Il Pd agrigentino ha sbagliato due volte. Prima a farle queste primarie e poi – quando le ha perse – a rinnegarle. Che modo di ragionare, che senso della democrazia è questo?
Giustamente Giusy Savarino le ha definite una “malafiura”. Una “malafiura” che ora non può essere archiviata senza conseguenze. O si accetta il verdetto delle urne e Alessi diventa il candidato della coalizione. Oppure il gruppo dirigente del Partito democratico deve fare un passo indietro. Non solo Marco Zambuto, diventato capro espiatorio di tutta la vicenda. Perché qui non si tratta solo di aver sbagliato tattica e strategia. Qui non si tratta di giustificare una sconfitta. Si tratta appunto di una “malafiura” colossale che mostra limiti politici evidenti.
Fare ricorso alla candidatura dell’onorevole Capodicasa come sindaco di Agrigento, mettere sulla bilancia un nome di peso come quello dell’ex presidente della Regione non basta a porre rimedio a errori inconcepibili per un partito che governa l’Italia e la Sicilia e che non sa proporsi ad Agrigento come cardine della vita amministrativa.
La linea passata in questi mesi è quella di vincere. Di vincere todo modo. Con un ruolo da protagonista o da coprotagonista. E dopo aver sempre perso negli anni passati. Questa è la linea per vincere (finalmente) ad Agrigento e a Licata. Dove è successo qualcosa di consimile, senza le primarie. Dimenticando che si può anche continuare a perdere. A perdere ad Agrigento e a Licata. Ma con dignità e senza rinunciare ai propri valori.
Non accettare ora l’esito delle primarie, disconoscere la vittoria di Alessi è peggio di averle fatte. A prescindere dalla visita di Zambuto a palazzo Grazioli. Ma ormai il Pd è un partito in disaccordo su tutto, pronto a smentire se stesso dall’oggi al domani e forse sull’orlo, a causa dell’Italicum, d’una clamorosa scissione nazionale.
Gaetano Cellura