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10352143_655484491207573_3760572703481554836_nAbbiamo incontrato Kevin Bartolomeo e Francesco Todaro, i Mistick Rhymes.

Salve ragazzi inizierei l’intervista con una domanda un pò banale. Com’è nata l’idea di nome e progetto Mistick Rhymes? E che tipo di rap è il vostro?

Il nome è nato per mettere in risalto e rimarcare qualcosa che avesse a che fare con la misticità. Infatti abbiamo scelto come logo del nostro gruppo un drago, che rappresenta per noi qualcosa di  forte e di mistico quindi, sia per le rime che utilizziamo sia per l’immagine che offre di sé il drago appunto. Non abbiamo una tipologia di rap definita. Andiamo molto “ad orecchio” e ci basiamo sulle sensazioni e sulle emozioni che può provocarci la base musicale su cui decidiamo di lavorare, per questo motivo infatti non ci definiamo dei rapper statici ma decisi a svariare sui diversi stili che questo genere musicale può offrirci.

 A differenza di altri giovani che magari non hanno il coraggio di esprimere liberamente le proprie idee, (spesso per paura di essere giudicati negativamente) avete iniziato a farvi conoscere già dai tempi di “Rhyme One” e “N.C.D.I.”. Sembra una vita fa. Cosa ha influenzato prevalentemente il vostro stile?

 Da premettere che il rap oggi è lo stile musicale più in voga, quindi ci siamo trovati avvantaggiati visto che per noi è una passione che c’è da sempre. Col passare del tempo, ascoltando spesso gli artisti che si sono contraddistinti in questi anni, è maturata in noi la consapevolezza che potevamo farcela ed oggi possiamo definirci forse anche “vecchi nella scena nonostante i vent’anni” , perché siamo stati i primi a produrre un ep a Licata. Con “Rhyme One” ci siamo formati, ci ha fatto capire che eravamo capaci di fare quello che volevamo e infatti in seguito “N.C.D.I.” ha confermato ciò che pensavamo,  perché è stato un pezzo che ha suscitato grande curiosità tra la gente licatese che iniziava ad ascoltarci e ad accorgersi di noi.

 Che riscontro ha avuto fino ad oggi “Bombarhymes” ep?

Beh, da quello che dice la gente l’impatto è stato molto positivo e tutto ciò per noi è davvero gratificante. In tanti definiscono il nostro ep come un progetto molto costruttivo in cui siamo riusciti liberamente a mischiare più generi e a coinvolgere magari i giovani licatesi che amano questa musica. L’unica cosa che ci dispiace è che troppo spesso notiamo una certa invidia da parte di altri artisti licatesi, i quali magari fanno anche un genere differente dal nostro ma temono che possiamo togliere loro una certa visibilità.

La traccia che è l’icona del vostro lavoro è “Mistick Cyborg” e a breve sarà pronto anche il video curato da Giuseppe Vullo. Ci hanno colpito due frasi di questo pezzo: “Scrivo senza penna, sono pieno di cavi elettrici” (Arim Gk) e “Vengo dal futuro, guardami, uso la telepatia per parlarti” (Enfis). Ci spiegate meglio?

Mistick Cyborg è il pezzo che esprime la realtà esistente, che magari i mass-media spesso ci celano e che quindi portano la gente a non conoscerla come si deve. In questa traccia andiamo a toccare degli argomenti che riguardano anche la “massoneria” più nascosta nella realtà di tutti i giorni, evitando però di parlarne direttamente. Per quanto riguarda le due frasi, nella prima esprimiamo una similitudine in cui paragoniamo l’uomo ad una batteria che con i cavi elettrici elabora le rime come suono ed esprime ciò che pensa in una realtà mistica, nella seconda invece qualcuno pensa che volevamo incutere magari un po’ di timore, ma non è così perché ci siamo divertiti molto a trattare un argomento del genere, utilizzando il termine “telepatia” per comunicare con la gente, come se venissimo dal futuro.

La piazza licatese ha offerto ben poco fino ad oggi per quanto concerne la musica rap. Avete avuto modo di confrontarvi con altri esponenti rivali e non?

Non c’è chi si è confrontato realmente con noi a Licata perché come hai detto tu prima, la piazza offre ben poco sotto questo punto di vista. Gli unici con cui riusciamo a collaborare sono Geko Gis (Alessio Lo Prete) che  rappa con noi per puro divertimento e J-Kudy (Angelo La Cognata) principalmente per l’amicizia che ci lega a lui. Semmai abbiamo avuto dei confronti e degli scambi d’opinione con esponenti esterni a Licata con cui abbiamo e continuiamo ad instaurare degli ottimi rapporti  senza chiudere le porte a delle collaborazioni future.

Siete stati invitati diverse volte a dei programmi radiofonici su “Radio Azzurra” e su “Radio Battente” potendo liberamente parlare del vostro ep. Come giudicate queste possibilità che vi sono state concesse?

Grandi! Non smetteremo mai di ringraziarli. Vincenzo Montana in particolare per la sua disponibilità e soprattutto perché ci ha dato la possibilità di farci ascoltare da tutta la gente sintonizzata sulle frequenze di radio Azzurra. Con radio battente possiamo dire che c’è stata una stima reciproca visto che anche loro, come noi, sono partiti dal nulla, con l’idea di voler realizzare qualcosa di diverso, dimostrando che ce la potevano fare e quindi riuscendo anche a metterla in pratica. Un grazie a tutti loro!

Che sensazioni ed emozioni avete provato nell’essere stati premiati lo scorso dicembre all’evento “A Licata c’è”, tenutosi al Teatro Re Grillo? In fondo avete sbaragliato la critica quel giorno e anche i più scettici, no?

Eravamo veramente felici all’idea di salire sul palco e non nascondiamo che c’era anche un po’ di tensione. Vogliamo cogliere questa occasione per ringraziare Deborah Calderaro e Luca Morello (organizzatori dell’ evento, ndr) perché sono riusciti a creare un evento simile in pochissimo tempo nel migliore dei modi. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere molte personalità licatesi quel giorno dietro le quinte, riuscendo con alcuni di loro anche a confrontarci. Per l’occasione ci siamo esibiti con la canzone “Time”, apprezzando molto la presentazione nei nostri confronti in cui ci hanno definiti “dei giovani che hanno portato la musica rap dalla strada alle nuove generazioni”. Molta gente ha gradito quel giorno il nostro lavoro e non possiamo far altro che sentirci gratificati da tutto ciò.

… Domanda un po’ personale. Come sono i Mistick Rhymes (Kevin e Francesco) nella vita di tutti i giorni?

Noi due ci conosciamo da molti anni ormai, ma possiamo affermare con certezza che siamo sempre noi stessi e non siamo mai cambiati nei nostri modi di fare pur facendo musica. Amiamo giocare a calcetto tra amici, magari vedere un bel film per rilassarci la sera, bere qualcosa in un locale e spesso ci ritroviamo a fare dei veri e propri freestyle in auto con degli amici semplicemente per divertirci. Insomma siamo dei ragazzi comuni (e sorridono, ndr) .

 Chi tra i due propone nuove idee o se vi capita anche di avere dei pareri contrastanti sui vostri lavori…

Solitamente, dice Francesco, è Kevin che propone qualcosa di nuovo ma quando    non si è d’accordo su qualche lavoro possiamo anche decidere di cambiarlo del tutto o di modificarlo a seconda delle esigenze di entrambi. Diciamo che riusciamo quasi sempre a trovare un punto d’incontro, aggiunge Kevin, perché è la musica che amiamo e quindi diciamo che “parliamo la stessa lingua” in fatto di rap.

 Com’è il vostro rapporto con i social network?

Sui social network siamo molto seguiti da beatmaker e artisti americani. E’ una cosa che ha i suoi pro e i suo contro, perché a noi piacerebbe essere notati da produttori italiani e speriamo che in futuro ciò accada. Per il resto il rapporto  con Twitter o Facebook è uguale a quello con la gente che conosciamo al di fuori delle chat perché riportiamo gli stessi concetti di sempre. Diciamo che è un filo “social-vita comune” che ci lega.

 Avete collaborato insieme a Geko Gis (Alessio Lo Prete) all’ep dell’amico J-Kudy (Angelo La Cognata). Come ritenete questa partecipazione?

 Sicuramente è una partecipazione positiva, perché abbiamo potuto parlare di ciò che volevamo liberamente anche per la grande amicizia che c’è con Angelo. Infatti, dice Kevin, nel pezzo “Made in Italy” abbiamo toccato dei temi non facili come la difficile situazione che sta vivendo l’Italia oggi, mentre afferma Francesco che nella traccia “Accendi il motore” si è messa in risalto la nostra passione per le automobili.

Cosa sperate che vi riservi il futuro? E quali sono le vostre ambizioni?

Noi speriamo che il futuro ci riservi un contratto con un’etichetta discografica continuando a fare dischi, ma soprattutto che il progetto Mistick Rhymes non finisca mai. Vogliamo che il futuro ci offra Rap!

 Un in bocca al lupo ai Mistick Rhymes dalla redazione di Licatanet e grazie per la vostra disponibilità.

Grazie a voi per l’opportunità che ci avete concesso, Bella Licatanet e speriamo di risentirci presto per un’intervista futura.

Intervista realizzata da Davide Cellura