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emergenza rifiuti 1È spazzatura siciliana: non la vogliamo. L’unità d’Italia finisce a Torino dov’è cominciata ai tempi di Cavour e di Garibaldi. Il governatore del Piemonte Chiamparino aveva dato l’autorizzazione a riceverla accogliendo l’invito del ministro dell’ambiente Galletti. Ma a opporsi sono stati i sindaci dell’Ato: con la Appendino, neo sindaca 5stelle di Torino, in testa. E così Crocetta, che a dire il vero questo rifiuto se l’aspettava, va in cerca di soluzioni alternative. Inviare subito i rifiuti del palermitano – zona in piena emergenza – nella discarica di Melilli e disporre un’indagine di mercato per smaltire all’estero l’immondizia dell’Isola.

La vicenda dei rifiuti in Sicilia è scandalosa. Chiama in causa la gestione degli Ato da quindici anni a questa parte. Centri d’inefficienza, clientelismo politico e di spreco di somme esorbitanti di denaro pubblico direttamente uscito dalle tasche dei cittadini. Con una differenziata mai partita seriamente e con risultati pratici sul piano della pulizia delle città sempre inferiori alle aspettative sotto tutti i governi, da Cuffaro a Lombardo e a Crocetta. Tutto il sistema dei rifiuti, messo in piedi dal 2002, dovrebbe rispondere dei 15 miliardi andati in fumo attraverso scelte che la commissione parlamentare d’inchiesta ha definito scellerate. In Sicilia sono stati creati ben 27 Ato, nelle altre regioni d’Italia non più di cinque. Ventisette Ato: ognuno con un proprio consiglio d’amministrazione e con 13 mila operatori del settore, imbattibile record nazionale. Per ritrovarci, dopo quindici anni, senza alcuna alternativa allo smaltimento nelle discariche, cioè all’interramento dei rifiuti, e con una montagna di debiti accumulati (si parla di 1,7 miliardi).

Riconosciute le nostre manchevolezze, non possiamo non cogliere nel comportamento dei sindaci dell’Ato di Torino dei segnali di divisione del nostro paese che ci sembravano superati. Il Piemonte accoglie i rifiuti della Liguria e si oppone a quelli in arrivo dalla Sicilia in piena emergenza. Ci siamo finora lamentati molto della disunità reale dell’Europa, divisa su tutto e tenuta insieme solo dalla moneta unica. È il caso di preoccuparci, come nei decenni passati, anche della disunità del nostro paese.

Gaetano Cellura