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urso-angelo_2Pubblichiamo un contributo del dottore Angelo Urso.

Il volto locale masochista di una politica, che si ripete tra due tre blocchi di potere e loro frammenti, gioca oggi una grande partita rivolta al dove si vince o si perde, al dove si gioca buona parte di un futuro. Sorge spontanea la domanda di quale futuro?

Numeri, cifre, pronostici di una gara, cacicchi dispiegati in un addomesticamento, in una dialettica di scontro, di ricomposizione di interessi e di ambizioni personali, sono il ventaglio di una trama che passa inosservata. L’esito di insieme del risultato elettorale costituisce il restyling del vero stato dell’arte, nel ridisegnare e ricostituire  scenari della perfomance di un potere, forse quello di sempre e forse per questo in buona parte estraneo agli interessi della città.

La passerella di comizi in piazze vuote o semiderserte; il chiacchiericcio nei bar e del nuovo cortile tecnologico di Facebook; la recita di un rosario fatto di intenzioni, rivendicazioni, buoni propositi, che non suscita nè interesse nè indignazione; sono dei rituali, atti di circostanza, sentiti come distanza dalla quotidianità in quel quasi toccare l’isola famosa che non c’è. I luoghi del sapere e quelli del fare si sentono, si respirano di una bonaria consapevolezza disgiunti e per questo noiosi , come roba di seconda mano, senza freschezza e originalità.

municipioIl tema della legalità tra i padroni di scena del momento, sfiorato nella sua luce di indegnità, ha per un attimo  fatto venire i brividi nelle modalità come è stato posto in essere. C’è da sperare che non ci sia una politica  ancora una volta suicida per la città.

I partiti dei simpaticoni e buontemponi, che potevano rappresentare la via di fuga di tutto questo si sono nientificati, hanno smarrito il pensiero e rimosso la politica. Perduta l’occasione di un ruolo primario di guida, ai partiti rimane l’ipoteca di rendere un servizio taxi alle forze, che usciranno dominanti.

Intatta resta la questione dell’auto-annientamento di Licata, per l’assenza di una sua politica, che ancora al presente non rassicura. Licata si fa il male da sola e finge di stupirsi e nessuno pare seriamente se ne preoccupi.

1531534_10205233530532714_2360124495711901993_nDei gesti di una antica etica e dei valori nei quali dovremmo riconoscerci tutti, rimane poco o nulla. La società dei valori pare sia un anacronismo, conta il successo e la sua misura. Il nemico della città resta la continuità con un sistema, che è la prima crepa alla credibilità nell’anticipare il futuro della nostra politica.

Il disimpegno della società civile e di una certa parte più eletta di essa, è l’altro elemento inquietante sulla efficacia di un successo dei buoni propositi, di durata e serietà.

Non resta che sperare che questo lungo tunnel veda una via di uscita in chiunque arrivi e che Licata non resti solo un esercito di delusi della politica, che si arma tutte le volte e si lascia ancora trascinare da una tornata elettorale all’altra. E’ vero che siamo in un’era post-ideologica,ma la politica esprime sempre delle idealità, per le quali oggi occorrono categorie mentali nuove e una cultura nuova non sottomessa a cervelli, che incarnano gusti da due soldi dentro i partiti e nella società civile.

Oggi sarebbe quanto mai opportuno un risveglio della coscienza e il configurarsi a una Idea, radicarla e tenerla all’altezza di ciò che chiede.

Angelo Urso