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palazzo di città licataÈ stata una campagna elettorale scialba e sostanzialmente priva di grandi idee. Forse perché i candidati sanno che pure ad averne e a manifestarle, la realtà politica di oggi (regionale, nazionale ed europea) non aiuta certo a realizzarle. E questo sebbene siano in gioco, a Licata come nelle altre città della Sicilia in cui domenica si vota, scelte strategiche fondamentali e decisive. Non solo e non più scelte semplicemente di programma.

Il contesto generale è noto a tutti. Anche perché i cittadini ne pagano sulla propria pelle le dirette sanguinose conseguenze (dalle tasse elevate alla mancanza di lavoro, dai tagli al welfare a pensioni di fame) e nessuno dei candidati sente di poter assumere impegni precisi senza avere la certezza di poterli mantenere.

Molte delle soluzioni che Licata attende non dipendono esclusivamente dalla volontà e dalle idee del futuro sindaco. E se così fosse non ci sarebbe candidato, tra i sette in corsa, che rinuncerebbe a coprirla d’oro la città.

Ma le cose, purtroppo, stanno diversamente. Lo Stato centrale ha scaricato sui comuni le tasse più odiose; la Regione, il cui bilancio piange miseria e le cui autostrade franano di giorno in giorno, è stata commissariata da Renzi nei settori vitali della sua amministrazione; e l’Europa, cui sempre meno sentiamo di appartenere, penalizza l’uno e l’altra, e noi cittadini per primi, con misure di austerità: quanto di peggio per favorire investimenti, lavoro e crescita.

Ultimi anelli della catena del rigore e di uno Stato che spesso li lascia soli di fronte alle emergenze più gravi e immediate, i sindaci poco possono fare per invertire questa tendenza diventata costante e stabile (e dunque invisa ai cittadini).

Per cui fanno bene a Licata i sette candidati a restare sul terreno del realismo politico e a evitare la demagogia. Pesa fortemente sulla campagna elettorale l’immobilismo della Regione sul Piano rifiuti e sul ritorno all’acqua pubblica. Ma anche l’assenza di un piano di sviluppo e di risanamento per creare lavoro e ridurre gli sprechi della macchina amministrativa, ancora eccessivi con i suoi 1800 dirigenti e i suoi ventimila dipendenti. E volete che con una Regione in queste condizioni, immobile e incapace lei per prima di programmare il suo futuro, Comuni e sindaci chiamati a guidarli possano fare scelte strategiche come quelle sui rifiuti, la raccolta differenziata, l’acqua pubblica, l’adesione ai liberi consorzi? E volete che, costretti a rispettare il piano di stabilità, possano investire in lavoro e sviluppo le ridottissime risorse di cui dispongono?

Qui mancano i soldi finanche per l’illuminazione pubblica, come dimostrano alcuni quartieri.

L’estate sta per arrivare e sia le spiagge che le strade di Licata si mostrano impresentabili ai visitatori e ai residenti. Mai come ora la pulizia ha lasciato tanto a desiderare. Mai come ora il vuoto di potere e l’assenza di democrazia sono stati così visibili. Mai come nell’ultimo anno l’inefficienza amministrativa ha toccato livelli così bassi.

Questa è la situazione. Eleggiamo il nostro sindaco, confidiamo nel suo entusiasmo e nella sua determinazione, ma non aspettiamoci grandi cose. C’è una città che va ricostruita da zero.

(g.c.)