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Era già tutto chiaro: bastava l’interpretazione letterale della nuova legge, votata dall’Ars lo scorso agosto, per stabilire l’automatica e contemporanea decadenza del sindaco e del consiglio comunale in caso di mancata approvazione del bilancio. Si è voluto tirarla per le lunghe, scomodando il CGA e facendo alla fine prevalere il suo parere con il risultato di paralizzare a Licata l’attività politico-amministrativa, pur di far passare un bilancio di previsione 2016 che la maggioranza del Consiglio ha votato obtorto collo per non decadere da sola.

Ora la Commissione regionale al bilancio, votando la proroga di un altro mese dell’esercizio provvisorio, ha inserito nello stesso testo “un’interpretazione autentica della legge elettorale” sulla decadenza di entrambi gli organi elettivi, sindaco e consiglio comunale, se quest’ultimo boccia il bilancio. Decadenza in corso d’opera, senza aspettare le prossime elezioni.

Quali conclusioni trarne?

La prima è che sia il governo regionale che la stessa Ars si sono dimostrati (o hanno voluto essere) sul piano politico più deboli dell’ANCI. L’interpretazione letterale della nuova legge avrebbe avuto, vista la situazione dei comuni in materia di strumenti finanziari, un effetto boomerang  che avrebbe portato alla decadenza di molti sindaci e a nuove elezioni anticipate.

La seconda è che da adesso, per evitare contraccolpi traumatici, l’assessore al bilancio e la relativa commissione consiliare devono lavorare di concerto in modo da rendere preventivi e consuntivi quanto più condivisi.

La terza è che se perdura a Licata – e niente finora autorizza a pensare il contrario – il clima di scontro tra il sindaco e l’opposizione, il problema della decadenza di entrambi gli organi e quindi di nuove elezioni potrebbe ripresentarsi al momento dell’approvazione del consuntivo 2016.

Gaetano Cellura