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sicilia_seduta_inaugurale_ars_seduta_3_ansa_1Chi se ne frega se i dipendenti delle ex province di Enna e di Siracusa sono da mesi senza stipendio. Se le strade provinciali, piene di buche, sono impercorribili. Se nessuno più si occupa (e preoccupa) dello stato degli edifici scolastici e dell’assistenza ai disabili. Una volta tutto questo era tra i compiti delle vecchie province oggi commissariate e senza risorse. E in attesa che l’elezione di secondo livello dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane possa davvero sostituirle e ridisegnarne di fatto la struttura politica.

Alla luce di quanto avvenuto all’Ars, con il rinvio (ed è il terzo) a febbraio del 2017 delle elezioni che dovevano tenersi in Sicilia il prossimo 20 novembre, verrebbe da dire: “A ridateci le province elette con il voto dei cittadini”. E soprattutto verrebbe da pensare che era meglio eliminare le regioni, vere fonti di spreco, piuttosto che gli enti sovracomunali. Comprese quelle a statuto speciale come la nostra. Unica, in Italia, a non aver ancora messo a regime i Liberi consorzi e le Città metropolitane.

Non è una novità, d’altra parte, che la Sicilia sia sempre in ritardo rispetto al resto del paese. Non dimentichiamo che è stata l’ultima regione a eleggere direttamente il proprio governatore.

Uscito per protesta dall’aula dopo il voto, il capogruppo di Forza Italia all’Ars Falcone ha detto che “per beceri interessi di bottega Pd, Udc e Ncd hanno impedito l’espressione del voto ai consiglieri-sindaci dei comuni dell’Isola”.

In realtà tutti i partiti, non solo quelli di governo, hanno mostrato di essere in difficoltà nella composizione delle liste. E il rinvio forse conveniva a tutti. C’è un caos enorme ormai sulla scena politica regionale. I partiti rappresentano solo se stessi. E come cittadini assistiamo sconcertati a tutto questo.

Gaetano Cellura