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CONFERENZA BiondiProponiamo l’intervento dell’ex sindaco Angelo Biondi, leader del movimento “Riprendiamo il Cammino”.

Da qualche mese e sempre più spesso mi capita di ascoltare commenti poco lusinghieri sul sindaco Cambiano, e sulla sua azione politico amministrativa. E visto che le critiche e le accuse, più o meno feroci, abbondano copiose mi sono chiesto: dove sono finiti le migliaia di elettori festanti (con palloncini colorati in mano), che poco più di un anno fa inneggiavano alla sua vittoria. Una vittoria che, stando ai discorsi ascoltati in campagna elettorale, avrebbe cambiato, senza indugio, il volto di una città “da troppo tempo offesa e martoriata dalla vecchia politica” (intendendo per vecchia politica e facendo di tutta l’erba un fascio, tutto ciò che aveva preceduto temporalmente la loro proposta). Angelo Cambiano, quindici mesi fa era il “nuovo che avanza”; la proposta politica fresca ed immacolata, senza nulla da spartire né con gli amministratori del passato, né con le loro azioni politiche (tutte indistintamente etichettate “scellerate ed inconcludenti”). Oggi, stando alle sempre più numerose “voci di popolo”, anche Cambiano e la sua amministrazione hanno perso lo status di politici nuovi ed immacolati, diventando anch’essi amministratori datati ed inconcludenti già pronti per essere rottamati.
Quanto sopra non è la premessa per esprimere un giudizio sull’operato dell’amministrazione Cambiano (lo farò in altro momento), ma semplicemente l’input per la riflessione che segue:
A Licata, la storia si ripete, cambiano gli attori, ma il copione è sempre lo stesso. Nella nostra città, da quando è in vigore l’elezione diretta del sindaco, non c’è stata nessuna amministrazione (al di là dei relativi meriti o demeriti oggettivi), che all’indomani dell’elezioni non sia stata oggetto di critiche pesanti ed attacchi veementi tesi ad azzopparne l’azione amministrativa, buona o brutta che fosse. Si è posto in essere una sorta di “cannibalismo politico” teso a divorare gli amministratori protempore, delegittimandone l’operato evocando oscure trame finalizzate al raggiungimento di personali benefici. Sindaci ed amministrazioni elette con grande partecipazione di popolo criticate e messe sotto accusa, dallo stesso popolo, partecipe ed inneggiante di pochi mesi prima. Quasi fosse un gioco: prima tifosi sfegatati, pronti anche alla rissa pur di metterti sulla torre, poi elettori disillusi e pentiti, impazienti di buttarti giù. Non è un caso che nella nostra città nessuna esperienza amministrativa abbia ricevuto un secondo mandato politico. E’ pur vero che nessuno dei sindaci uscenti si è ripresentato personalmente alle immediate elezioni successive, ma è innegabile che ognuno abbia appoggiato un preciso candidato per dare continuità alla propria azione politica.
E’ stata invece la discontinuità la parola d’ordine, il verbo da seguire ad ogni costo. Prendere le distanze da chi ti ha preceduto, incolpandolo di tutto e di più, è stata la carta vincente delle passate campagne elettorali: il programma, la capacità politica, l’esperienza e la preparazione, aspetti secondari e quasi irrilevanti. Essere nuovi politicamente è il requisito fondamentale, non aver mai amministrato il merito più grande.
Su questo nostro strano comportamento di cittadini ed elettori dovremmo, forse, riflettere un pochino; siamo sicuri: che tanta discontinuità sia un bene per Licata? Che la smania di demolire a prescindere quanto fatto dagli amministratori precedenti, sia stato vantaggioso? Che la continua ricerca del “nuovo che avanza” sia la soluzione migliore per dare valide risposte ai problemi della città?
E ancora, ma è proprio vero: che quanto fatto dagli amministratori di questi ultimi 5 lustri è stato tutto un disastro? Che non ci sia stato, nell’attività svolta dai cinque sindaci passati, nessun atto amministrativo o scelta politica degna di nota e meritevole di essere proseguita?
Aprire uno spazio di analisi e discussione seria ed onesta su questi argomenti, forse, potrebbe risultare utile ad evitare che questa nostra propensione al cannibalismo politico possa continuare a provocare danni sempre più difficili da rimediare. Già inizia a sentirsi forte fra l’opinione pubblica il ritornello che ama definire gli amministratori licatesi, passati e presenti, uno peggio dell’altro; alimentando quel luogo comune di una classe politica locale, storicamente inetta ed incapace, responsabile di tutti i mali di questa città. Sono sempre più convinto che se non si supera un tale modo di ragionare, ad iniziare dagli addetti ai lavori: rappresentanti della politica e attuali opinion leader; intellettuali e cittadini attivi; si corre il serio rischio che la storia si ripeti con nuovi protagonisti, ma sempre uguale. Anche perché (ed è questo un altro argomento di riflessione), durante le campagne elettorali amministrative si elencano i problemi storici di Licata, si individuano soluzioni rapide ed esaustive in ogni settore, dimenticando che si tratta di eleggere amministratori locali, con tutti i limiti imposti dalla miriade di leggi regionali e nazionali che ne limitano anche la più piccola autonomia. Eppure, vuoi per l’eccitazione del momento, la voglia di partecipazione e l’entusiasmo che si accende fra i licatesi durante le competizioni amministrative, non manca mai chi: candidati da una parte ed elettori dall’altra, si convince che Licata sia una sorta di città stato capace di legiferare per conto proprio, promettendo i primi, e pretendendo i secondi cose ben al di là delle competenze di un semplice sindaco.

Angelo Biondi – ex sindaco di Licata