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xattentato-spiaggia-tunisia-150626145436_big.jpg.pagespeed.ic.17QkBHlpA8A cosa serve alzare il livello d’allerta – si chiede un cronista di razza come Andrea Purgatori sull’Huffington Post – se il nemico l’abbiamo in casa? E se può esserlo all’improvviso – aggiungiamo noi – un giovane all’apparenza pacificamente integrato nelle nostre società occidentali?

Il terrorismo islamico è ormai una galassia così autonoma e incontrollabile da rendere vano il lavoro di prevenzione persino dei migliori servizi d’intelligence il cui compito è quello di proteggere la nostra sicurezza. Dalla Tunisia alla Francia e al Kuwait finora risparmiato (i primi due paesi colpiti per la seconda volta a distanza di pochi mesi), il terrorismo stragista, sconosciuto e magari insospettato, arriva con una facilità assoluta, impressionante e imprevista. E miete vittime ignare, occidentali soprattutto. Nelle redazioni dei giornali, negli ambienti di lavoro, nei luoghi di cultura e di vacanza, come le spiagge.

Dal 2001, dall’attentato alle Torri Gemelle, l’Occidente vive nel terrore. Ora è la volta di paesi del nord Africa, come la Tunisia, più sensibili ai processi democratici e a uno Stato moderno. Dal 2001 forse abbiamo sbagliato tutto sul piano strategico. Facendo delle guerre inutili e eliminando dalla scena africana e mediorientale dittatori, empi magari, ma utili a tenere sotto controllo le divisioni di natura religiosa ed etnica che ora dilaniano fortemente il mondo islamico. Perché tutto, nella sostanza, si racchiude in due componenti: l’odio dell’Isis sunnita per l’Occidente; e la guerra, interna all’Islam, tra sunniti e sciiti.

Molti giovani terroristi vivono in Europa: le loro famiglie integrate da tempo. Gli autori della strage in Tunisia sono dello stesso paese. E non c’è prova ancora che abbiano obbedito a ordini impartiti dal Califfato, benché quest’ultimo ne rivendichi la paternità. E questo dimostra che è la diffusione planetaria del messaggio di propaganda e di odio a renderli terroristi e a fargli nascere dentro la determinazione a colpire quell’occidente in cui pur vivono e lavorano. Nessun ordine da lontano, ma l’indottrinamento all’odio li rende assassini autonomi. In ogni continente.

Lo stato d’allerta è utile. È sempre meglio dell’indifferenza e del nulla. Ma è un serio e più severo lavoro d’intelligence che serve all’Occidente e alla Tunisia presa di mira per individuare il potenziale pericolo nascosto.

(g.c.)