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favourLa ricorderemo a lungo. La ricorderemo sempre la piccola Favour di nove mesi salvata dalle acque del Mediterraneo. Nel naufragio del gommone che li trasportava ha perso la mamma, incinta di un’altra creatura. A salvarla è stata una donna che l’ha tenuta stretta a sé nonostante il dolore per le ustioni subite a bordo.

La storia, commovente, ha fatto il giro del mondo. Insieme alla foto del dottor Bartolo, del poliambulatorio di Lampedusa, che la tiene in braccio. Molte già le richieste di adozione da parte di cittadini italiani. E con la bambina nigeriana ricorderemo sempre la scena del barcone capovolto (l’ennesimo, purtroppo): i tanti bambini presi per i capelli dai soccorritori italiani, gli uomini e le donne salvate. Più fortunati – se è consentita questa parola – dei compagni annegati: ieri e oggi nell’ormai lunga ecatombe dell’emigrazione attraverso il Canale di Sicilia.

Il comandante Francesco Iavazzo della Battica, la nave che ha salvato 432 profughi, ha parole di elogio per i suoi uomini. Parole d’esempio per tutti. “Il lavoro dei marinai, dei militari specialmente, – dice a Repubblica – non si fa pensando al contratto. E in mare la salvaguardia della vita umana è qualcosa di sacro”. Parole e azioni che sono la cifra dell’impegno e della solidarietà dell’Italia verso quanti scappano dalla guerra o dalla fame. In tutte le operazioni di salvataggio, soccorso e assistenza il paese ha dato e sta dando il meglio di se stesso. Lo dica il premier Renzi ai suoi colleghi del G7, che solo ora – con ingiustificabile ritardo – riconoscono l’incontenibile ondata migratoria come problema globale. Finora si sono voltati dall’altra parte: di fronte ai muri di certi paesi europei e di fronte all’Italia più esposta e isolata, ma sempre pronta all’accoglienza.

Dopo essere scampata alla morte in mare, la piccola Favour sarà adottata e avrà – glielo auguriamo – un futuro migliore di quello cui sarebbe andata incontro nel paese dov’è nata.

Gaetano Cellura