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Parlamento EuropeoCome nel Medioevo, la povertà è equiparata a fallimento morale e debolezza. L’assistenza pubblica diventata in Europa privilegio anziché diritto. Tante le colpe dell’Ue, dell’Unione fallita, per la scrittrice Hilary Mantel. Ma tante anche le colpe dei socialdemocratici che nel Vecchio Continente non fanno più il proprio dovere lasciando senza rappresentanza gli impoveriti della terra: fuori (come tutte le sinistre) dai luoghi della vita, impassibili di fronte alle disuguaglianze e ai drammi sociali prodotti dalla moneta senza Stato, da una serie di vincoli imposti all’intera Unione da burocrati che nessuno ha eletto.

La loro afasia, di fronte al mancato rispetto delle Costituzioni e dell’idea di bene pubblico, di fronte alla mai nata Europa mediterranea cui affidare la gestione delle politiche riguardanti l’immigrazione e di fronte alla Brexit, fa più notizia della stessa uscita della Gran Bretagna dall’Unione. È un’afasia che dura da tempo e dimostra quanto la politica sia ormai sottomessa al potere dei mercati, della finanza e della grande speculazione.

Perché? Perché tanto silenzio? Cosa temono, parlando, i capi delle socialdemocrazie europee (ammesso ce ne siano ancora in circolazione)? Di dare ulteriore forza ai populismi contro l’euro e l’Unione? O credono, con il silenzio, di poter ancora difendere l’esistente quando è chiaro che, di questo passo, l’Unione è destinata a disgregarsi?

Altro era il loro compito nel processo di costruzione dell’Europa unita: la messa in comune dei suoi debiti, una Bce portatrice d’ultima istanza, la formazione d’uno spirito comunitario reale, una Costituzione democratica, non ultimo il governo di una federazione politica del continente. In questo compito fallito è la sconfitta delle socialdemocrazie e il trionfo di populismi e demagogie da cui possono nascere solo macerie.

(g.c.)

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