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11136112_814476505267026_3677797576398745745_oCelebrato anche a Licata il 70° anniversario della Liberazione dell’Italia. Autorità civili e militari hanno dato vita ad una cerimonia nei pressi del monumento al partigiano Raimondo Saverino in piazza Progresso.

Questo il discorso letto nei pressi del monumento dal segretario cittadino del Pd Massimo Ingiaimo.

Il Partito Democratico ha voluto con forza che si rendesse omaggio e si ricordasse la figura del partigiano Raimondo Saverino nell’ambito delle celebrazioni del 25 aprile, ma Raimondo Saverino è patrimonio dell’intera città, è patrimonio di tutti. Il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo, della liberazione dall’incubo della violenza fratricida. Il 25 aprile del 1945 è il momento fondativo della nostra democrazia perché grazie al coraggio di giovani partigiani come Raimondo Saverino che, non sono rimasti nelle loro case ad aspettare gli eventi ma hanno preso in mano, a costo della vita, il destino del loro Paese e combattendo contro la violenza e la dittatura, hanno potuto riconquistare la libertà e la democrazia della nazione che era perduta. Ecco, per questi motivi oggi non potevamo che essere davanti questo monumento a ricordare a noi stessi e soprattutto ai giovani la figura di Raimondo Saverino.  Il nostro giovane concittadino, durante la seconda guerra mondiale combatté col 241° Reggimento Fanteria “Imperia”, ferito in Grecia fu rimpatriato ma una volta guarito fu riassegnato alla caserma “Piave” di Genova. Dopo l’armistizio si uni alla brigata partigiani “Cichero” assumendo il nome di battaglia “Severino” e si distinse per il coraggio. Catturato una prima volta dai tedeschi durante un rastrellamento, riuscì a fuggire e a tornare alla sua formazione. Il 21 maggio del ’44 “Severino” cadde nelle mani dei nazisti, che lo catturarono sui monti della Rondanara, sopra Chiavari. Torturato e invano interrogato perché desse ai tedeschi informazioni sulla Resistenza ligure, fu caricato su un camion e portato sulla piazza principale di Borzonasca. Qui i nazisti lo fucilarono di fronte alla chiesa del paese. Il corpo senza vita del primo caduto della “Cichero”, rimase tre giorni sulla piazza a scopo intimidatorio. Oggi, girare lo sguardo verso eventi dello scorso secolo ci deve servire – come dice il presidente della Repubblica – a ricordare che “L’abitudine alla liberta e alla democrazia, talvolta, rischia di inaridire il modo di guardare alle istituzioni democratiche”. Non bisogna abbassare la guardia rispetto alla difesa strenua dei diritti dell’uomo e del sistema democratico. L’esempio di Raimondo Saverino, pertanto, diventa attualissimo rispetto alle minacce odierne alla democrazia, rappresentate dal diffuso distacco e disinteresse per la politica; dalla crescita del fanatismo religioso e dal moltiplicarsi dell’odio razziale. Per usare ancora le parole di Sergio Mattarella “la democrazia va sempre, giorno dopo giorno, affermata e realizzata nella vita quotidiana”.