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2014-08-22 18.40.27Servono ancora democrazia e partecipazione? A vedere lo scarso numero di presenti all’assemblea pubblica organizzata dal movimento No-Triv ieri sera, in piazza Sant’Angelo, viene da dubitarne. Eppure era in discussione il tema delle trivellazioni dell’Eni nel Mediterraneo e il danno ambientale e turistico che ne verrebbe per Licata. Non si capisce cosa deve sorgere prima in questo nostro mare:  le piattaforme petrolifere, il parco eolico, le trivelle. Magari le tre cose insieme.

Tutto sulla testa dei cittadini, che non hanno alcuna voce in capitolo sulle decisioni riguardanti il loro futuro e quello dell’ambiente e dei luoghi in cui vivono. E che devono subirle obtorto collo. Stesso discorso per la base satellitare di Niscemi, il MUOS, imposta dall’alto e in spregio delle legittime manifestazioni delle popolazioni siciliane a difesa della salute pubblica e dell’ecosistema naturale della zona in cui nasce. E anche il treno ad alta velocità in Val di Susa, le gallerie che sventrano montagne e distruggono natura e paesaggio, per consentirne il transito, viene deciso come se non esistesse altra volontà che quella dei governi, pur trattandosi di opere manifestamente inutili, costose e dannose.

Legittimo quindi chiedersi se esiste ancora un barlume di democrazia. Ora che i governi sono commissariati dalla Bce, la loro politica economica soprattutto. E i comuni dai commissari regionali. Senza partecipazione, tuttavia, la democrazia scompare da sé. Non ha più bisogno di diktat, decisioni autoritarie. La partecipazione è uno dei suoi elementi vitali, quello che le dà forza sicuramente.

Non riempire le piazze quando sono in discussione temi scottanti del nostro presente è un segno della sua decadenza, della sua crisi. E quello di ieri sera in piazza Sant’Angelo lo era. Ed è stato bello vedere tra i presenti il dottor Vincenzo Marrali, pediatra emerito della nostra città e da sempre sensibile alle battaglie per l’ecologia  e per l’ambiente. Notevole il suo impegno negli anni Ottanta contro l’istallazione della centrale a carbone a Licata.

Peccato che la città abbia dato un così scarso segnale di sensibilità politica e civile. Quando le trivelle ce le ritroveremo davanti, nell’azzurro del mare, a negarci la vista del suo orizzonte sarà troppo tardi. Per intervenire e per indignarci. Potremo solo dire di essere vittime della nostra stessa inerzia.

(g.c.)