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Nelle parole di Carlo Nordio (intervista al giornale Il Dubbio di Piero Sansonetti) si specchiano molti dei nostri pensieri e soprattutto i pensieri inespressi di molti magistrati. L’ex procuratore di Venezia indica un fatto e un anno che potevano cambiare la storia italiana degli ultimi venticinque. La storia, si capisce, dei rapporti tra politica e magistratura. Con la prima che “cede le armi alla seconda”.
È il 1994. Primi mesi del primo governo Berlusconi. L’inchiesta Mani pulite a pieno regime. E ci sono magistrati che fanno trapelare le notizie prima degli arresti o degli avvisi di garanzia e in cambio vengono incensati dalla stampa. Si giocano i mondiali di calcio in America ed è il giorno della semifinale Italia-Bulgaria quando viene approvato il decreto Biondi, che prende il nome dall’allora guardasigilli.
Prevedeva l’uscita dal carcere nella fase cautelare per i reati di corruzione. Ricordo il titolo di Repubblica: “Forza ladri”. Gioco di parole riferito al partito – Forza Italia – cui il ministro Biondi apparteneva. Ricordo le proteste e le polemiche per l’uscita dal carcere di alcuni politici. Più scalpore di tutte fece l’uscita di De Lorenzo, odiato dalla gente per i furti a danno del Servizio Sanitario Nazionale. Ricordo quanto disse il procuratore Borrelli: “Hanno approfittato di una partita di pallone per fare il decreto”. Alludendo a un’opinione pubblica in quel momento distratta.
Ma la cosa più sensazionale fu l’apparizione in TV dei quattro PM di Mani Pulite che minacciarono le dimissioni se il decreto non fosse stato ritirato.
Per il giudice Nordio (che nell’intervista parla anche di altri aspetti – e ancora più attuali – dei rapporti tra politica e magistratura) un politico serio avrebbe dovuto rispondere: “Cari Pm, avete diritto di critica perché non siete giudici terzi, per questo da domani separiamo le carriere. Inoltre, manteniamo il decreto e aspettiamo le vostre dimissioni”. Invece – aggiunge – la politica ha ceduto le armi. “Da quel momento è finito tutto: quando un potere lascia un vuoto così clamoroso qualcuno lo occupa e così ha fatto la magistratura”.
È difficile a questo punto, secondo Nordio, ristabilire gli equilibri: “Lo dimostra il fatto che, ogni volta che si propone una legge che incide sui poteri dei magistrati, l’Anm insorge e il Governo fa marcia indietro”. L’unica speranza per il giudice veneto (70 anni compiuti lo scorso febbraio) può venire dal ricambio generazionale.Tanto nella magistratura che nella politica. D’altra parte di tempo ne è passato. E certi temi, come la separazione delle carriere dei magistrati, non sono più dei temi tabù.

Gaetano Cellura