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attentato-parigiNessuno a Licata ha dedicato un minuto di dibattito o magari di raccoglimento ai fatti tragici di Parigi. Né la classe politica (giunta, consiglio comunale e partiti) né la Chiesa locale né le varie associazioni che pur hanno finalità nobili ma che nemmeno in momenti come questi – di stragi terroristiche, guerra, insicurezza collettiva e di limitazione della nostra libertà – sentono il bisogno di andare oltre i propri confini statutari.

Come dobbiamo interpretare questo nostro generale silenzio?

Probabilmente come il segno di un’insensibilità politica e di un limite culturale. Almeno una fiaccolata o un documento comune di condanna contro il terrorismo stragista, le vittime innocenti e inermi degli attentati di Parigi li meritavano. Ma il relativismo dei tempi, l’assenza di grandi partiti organizzati, la politica vissuta ormai come sola occasione elettorale, a Licata e ovunque, hanno come allontanato tutti noi dai principi e dai doveri democratici e morali sui quali la convivenza civile e la nostra società si regge. Deve continuare a reggersi.

Possiamo pensare che, nella testa di chi fa politica a Licata, lo scontro cui ogni giorno si assiste tra giunta comunale e opposizione, con una copiosa diffusione di documenti, interrogazioni, botta e risposta verbali siano più importanti di un documento comune, di un’iniziativa pubblica bipartisan (come l’organizzazione di una fiaccolata lungo i corsi della città) o, al limite, di semplici dichiarazioni ufficiali di solidarietà alla Francia e di condanna del terrorismo islamista?

Se questo è il livello di sensibilità della nostra classe politica, come cittadini licatesi possiamo avere fondati motivi di non essere ben rappresentati nelle sedi istituzionali locali. Qui non si tratta di constatare quanto finora è stato fatto o non fatto dalla giunta in carica. O quanto sia stata utile l’azione di controllo esercitata dall’opposizione. Si tratta solo di ammettere malinconicamente che non c’è politica.

Gaetano Cellura

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