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Se quel giorno, il giorno in cui ammazzarono Dalla Chiesa, non è morta la speranza dei palermitani onesti, come qualcuno scrisse sul luogo della strage in via Carini, è perché  Giovanni Falcone già lavorava per tenerla ancora viva quella speranza. Nonostante tutto.

Il Generale-Prefetto e il Giudice fanno la stessa fine a distanza di dieci anni. Uccisi dalla mafia. Ma di mezzo c’è il maxiprocesso: la conferma del teorema Buscetta: la più dura condanna inflitta a Cosa nostra. Di mezzo c’è il capolavoro investigativo e giudiziario di Giovanni Falcone e del pool dei magistrati di Palermo.

Non loro, il Giudice e il Generale, ricordiamo a un quarto di secolo dalla morte dell’uno e a trentacinque anni dalla morte dell’altro. Ma le donne che gli stavano accanto. Donne che credevano nei rispettivi mariti. Donne che credevano nella giustizia. Emanuela Setti Carraro aveva sposato Carlo Alberto Dalla Chiesa due mesi prima della strage. In una chiesetta di Ivano-Fracena nel Trentino. Morì insieme a lui e all’agente di scorta Domenico Russo per i colpi di kalashnikov dai quali nell’abbraccio estremo il marito provò a proteggerla con il proprio corpo.

Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, saltò in aria insieme a lui nell’attentato di Capaci, nel “cratere dell’autostrada” come lo chiamò Consolo. Era anche lei magistrato e si erano sposati nel 1986 alla presenza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Francesca Morvillo non aveva voluto figli, ma ai ragazzi ha dedicato gran parte della propria carriera come sostituto procuratore presso il Tribunale dei minorenni. Emanuela Setti Carraro era un’infermiera volontaria della Croce Rossa. Come sua madre, crocerossina durante la Seconda guerra mondiale. Due grandi donne accanto a due grandi uomini. A non smentire il comune detto che a fianco a un grande uomo, c’è sempre una grande donna.

Dispiace che le salme di Falcone e della moglie, nel cimitero periferico di Sant’Orsola in cui si trovavano, siano state da poco separate. Nella centralissima chiesa di San Domenico, dove sono sepolti i siciliani grandi, poteva esserci posto anche per Francesca Morvillo, grande tra i grandi.

Gaetano Cellura