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FNP1Inveire ancora contro l’ex ministra Fornero per l’aumento dell’età pensionabile non ha senso ed è pure sbagliato. C’era e c’è sempre il tempo per cambiare la legge che porta il suo nome. Ma né il governo Letta né Renzi né il parlamento di nominati nel frattempo succeduto a quello che l’ha approvata ha pensato di doverlo fare.
E alla luce della nuova tabella ieri diffusa dall’Inps, che proroga di ulteriori mesi il diritto alla pensione, si può dire una sola cosa di rilevante. Anzi, due. La prima è che la legge Fornero, come il governo Monti di cui l’ex ministra faceva parte, è figlia dei tempi. Tempi di sottomissione politica alla finanza e alle sue ingiuste misure, ai suoi ingiusti interessi. Tempi di sottomissione ai diktat della Bce e dell’Unione europea e di perdita totale di sovranità degli Stati membri. La seconda è che la sinistra da tempo – in Italia e in gran parte dell’Europa – non fa più il proprio mestiere. Si chiami sinistra o centrosinistra o socialdemocrazia la sostanza non cambia. E se non fa più il proprio mestiere è simile alla destra: le differenze cadono, votare per l’una o per l’altra, per Renzi o per Berlusconi, per l’Spd o per la Merkel è la stessa cosa. Quale che sia la nostra scelta, è poi la politica monetarista e del rigore a venire applicata e non quella della riduzione delle disuguaglianze sociali, dei diritti dei lavoratori e degli investimenti per dare lavoro ai giovani e per restituirlo a chi l’ha perso.
Poletti al posto della Fornero al ministero del lavoro, Renzi al posto di Monti, Boeri al posto di Mastrapasqua all’Inps, nulla cambia sostanzialmente (se non la stima per un economista di vaglia come Tito Boeri). Il rigore imposto dall’Ue rimane tale, le disuguaglianze pure, e in pensione tutti alla stessa elevata età. Senza far distinzione tra un tipo di lavoro e l’altro. Come se fossero tutti allo stesso modo usuranti. E come se lavorare alla catena di montaggio, o esposti al sole o alla pioggia fosse uguale a stare dietro una scrivania. Una volta, quando era vicina al mondo del lavoro, la sinistra questi problemi se li poneva. Adesso, che al governo fa il mestiere della destra, li lascia cavalcare ai populismi vari.
(g.c.)