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lattePensate sia un disturbo recente? Niente affatto. Fu proprio Ippocrate, padre della medicina, a studiare gli effetti negativi del latte vaccino, già dal V secolo a. C.

Chiariamo innanzitutto cos’è il lattosio. E’ uno zucchero semplice contenuto nei latticini non fermentati (il latte per esempio) costituito da due zuccheri, il galattosio e il glucosio. Tale zucchero deve necessariamente essere digerito dall’ enzima lattasi,  prima di essere assorbito. Questo è il punto dolente. Durante la crescita infatti, i livelli di lattasi si riducono drasticamente. Altre volte una sua carenza potrebbe essere causata da alcune patologie o interventi o essere addirittura congenita.

La carenza di tale enzima porta ad una cattiva digestione di lattosio che oggi definiamo intolleranza.

I sintomi generalmente presenti sono diarrea (meno spesso stipsi), flatulenza, gonfiore e dolori addominali, emicranie.

Esistono diversi test per riconoscerla, ma la diagnosi effettiva si esegue attraverso il Breath test (test del respiro) che prevede la somministrazione di uno specifico quantitativo di molecole di lattosio e la successiva determinazione del picco di idrogeno attraverso i gas espirati  che verifica la presenza di fermentazione intestinale dello zucchero non assorbito.

Un altro esame utilizzato è il metodo con test genetico che, attraverso un tampone salivare(brush) evidenzia la presenza del polimorfismo -13910 T/C  e di conseguenza la predisposizione all’intolleranza.

Qualora si dovesse evidenziare una carenza di lattasi, gli alimenti contenti lattosio dovrebbero essere eliminati o notevolmente ridotti.

Tante sono oggi le alternative in commercio al latte vaccino, le bevande vegetali per esempio (quasi tutte addizionate di calcio). Latte di mandorla (preferibilmente senza zucchero aggiunto), latte di avena, di orzo, di sorgo, di canapa, di kamut, di cocco, meno consigliabili il latte di soia e quello di riso.  Non sempre il latte vaccino predigerito (parzialmente) risulta effettivamente digeribile. Opportuno scegliere formaggi ben stagionati e riconoscere i  cibi apparentemente privi di lattosio (il prosciutto per esempio). Leggere le etichette diventa fondamentale. Se proprio non riuscite a rinunciare al latte e ai suoi derivati più freschi, rifornitevi di integratori a base di lattasi da assumere prima di ingerire gli alimenti in questione, non eviterete i sintomi ma li ridurrete drasticamente. Ovviamente ricordate che questa non è una terapia all’intolleranza ma più semplicemente una soluzione temporanea.

Sandra Greco