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borsellinocrocetta1Con la Borsellino solo un piccolo problemino? La voglia di minimizzare, di archiviare una vicenda tra le più negative della sua esperienza di governo dell’Isola è tanta per Rosario Crocetta. Fosse stato davvero un problemino, la figlia di Paolo Borsellino non si sarebbe dimessa da assessore alla sanità e non avrebbe lasciato la Sicilia. La verità è che la sanità in Sicilia, per gli interessi che vi ruotano e per il sistema di potere che rappresenta, non è facile da gestire.

In una regione in cui non esiste un sistema industriale vero e proprio e in cui l’iniziativa privata, tranne che in poche oasi sparse sulla sua pur vasta superficie, non è mai decollata, tutto quanto rientra nel sistema pubblico continua a essere il solo settore su cui si concentra l’intero potere, non solo quello politico.

Lucia Borsellino conosceva quel mondo – il mondo della sanità pubblica – per averci lavorato. Quando ha accettato l’incarico di assessore sapeva quindi quanto difficile sarebbe stato moralizzarlo. Eliminare sprechi, colpire interessi. Ma forse sperava, s’illudeva di poter essere adeguatamente sostenuta sul piano politico e di non avere “problemini” con il governatore.

I dati di oggi (secondo gli studi di Confindustria siciliana) ci dicono alcune verità gravi sulla Sicilia. Più del cinquanta per cento della sua popolazione è a rischio povertà. Quanto poi alla spesa sanitaria, la Corte dei conti ne certifica il disastro. Un aumento nel 2014 di più di 2 miliardi e mezzo rispetto all’anno precedente e pari al 3,3 per cento per l’acquisto di beni, servizi e farmaci. Più della crescita media nel resto del paese, che è del 2 per cento. Alla faccia della riduzione dei costi e della spending review. E questo a fronte di un servizio non certo all’altezza delle aspettative e dei bisogni dei cittadini ammalati, spesso abbandonati per ore e giorni nelle astanterie e nei corridoi del pronto soccorso per risparmiare sui ricoveri nei reparti. E a fronte di un organico spesso ridotto di medici e infermieri.

Questa è la sanità siciliana, comparto che vale quasi nove milioni di euro l’anno: tagli sui bisogni primari dei cittadini, sui punti nascita degli ospedali e aumento delle spese per forniture, servizi, gare d’appalto.

(g.c.)