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Un comportamento scorretto, poco chiaro, illegale e particolaristico”. Con queste affermazioni si conclude la denuncia-segnalazione della Fraternita di Misericordia nei confronti dell’Azienda sanitaria provinciale. La denuncia (inviata tra gli altri anche al Presidente della Repubblica, al ministro della Giustizia, al presidente della Regione Sicilia e al procuratore della Repubblica di Agrigento) ha come oggetto la questione del trasporto degli emodializzati, servizio per il quale la Misericordia ha una convenzione con l’Asp di Agrigento dal 2012. Il problema attuale è rappresentato dal ritardo nei pagamenti di 6 mesi, per un totale di oltre 19 mila euro, che metterebbe a forte rischio la prosecuzione del servizio. Il fatto grave, secondo il governatore della Fraternita Giuseppe Brancato, è che la Misericordia sia l’unica associazione che effettui il servizio di trasporto agli emodializzati a non essere pagata. Le altre, infatti, come emergerebbe dallo stesso sito dell’Asp, sono puntualmente pagate ogni mese.

Peraltro, questa situazione è l’ultimo capitolo di una vicenda che si trascina sin dal 2013. Infatti, mentre la convenzione aveva come data di inizio il primo gennaio, il primo paziente è stato assegnato solo a settembre e soltanto dopo numerose proteste e denunce. “Subito dopo – si legge sempre nella denuncia – ci siamo resi conto di non essere i benvenuti tra le associazioni convenzionate. A parte il boicottaggio dell’Asp, si sono fatte sentire le minacce anonime. Avvertimenti prontamente segnalati all’A.G. e che sino ad ora non hanno avuto nessun riscontro”. Un boicottaggio che sarebbe continuato anche dopo, dato che “in questi anni, contrariamente a quanto previsto dalla legge, l’Asp non ci mai assegnato alcun paziente da trasportare. Quelli che trasportiamo sono stati contattati da noi stessi”. Inoltre, alle frequenti richieste di spiegazioni, sia verbali che scritte, l’associazione non avrebbe ricevuto mai alcuna risposta ne “chiarimenti a questa disparità di trattamento”. Una situazione, dunque, che potrebbe costringere la Misericordia a decidere “di considerare l’ipotesi se continuare o no a svolgere il servizio”, essendosi l’associazione fatta carico in questi mesi di tutte le spese necessarie per un corretto svolgimento dello stesso.