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Inizia in tutta la provincia una settimana di protesta cruciale per i lavoratori postali. Soprattutto per i tanti precari che attendono la trasformazione a tempo indeterminato del proprio rapporto di lavoro, ancora part-time.

Slp-Cisl, con le altre organizzazioni sindacali di categoria, ha indetto (dal 10 giugno al 10 luglio) un mese di sciopero dalle prestazioni straordinarie e aggiuntive per contrastare politiche aziendali che creano disagi ai cittadini e forte stress ai lavoratori del recapito (sempre più nave alla deriva in gran tempesta), dello sportello e di Mercato Privati in generale: lavoratori sottoposti a continue pressioni (e spesso a provvedimenti disciplinari) per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Tutto questo in presenza di vuoti d’organico, riduzione di personale che costringono i cittadini a lunghe file negli uffici e gli operatori dello sportello a un surplus di lavoro. E in presenza di ricavi aziendali consolidati che, grazie al lavoro e all’impegno dei dipendenti, rendono Poste Italiane una delle poche aziende italiane in attivo nel mercato. Un attivo che potrebbe giustificare l’assunzione a tempo pieno del personale precario e quindi la sostituzione dei lavoratori che vanno in pensione ripristinando così un sistema di turn-over di cui nella prima impresa pubblica italiana si sono perse le tracce.

A partire da domani (la prima si terrà nell’ufficio di Canicattì) sono previste una serie di assemblee nei luoghi di lavoro dei maggiori centri della provincia. A Licata è prevista il 21 giugno con le conseguenti chiusure per due ore, dalle 8 alle 10, di tutti gli uffici postali della città. Il sindacato chiede all’azienda il ripristino del turn-over tra personale in uscita e in entrata. Che, tradotto, vuol dire eliminazione del precariato e investimento dei ricavi di questi anni in nuovi posti di lavoro. E in un paese che ha nella disoccupazione il suo primo problema.

(g.c.)