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Prima-Guerra-MondialeLa Storia s’insegna male nelle nostre scuole superiori. S’insegna senza passione. Nessun preside ha organizzato convegni, dibattiti, una mostra fotografica nelle aule magne di cui dispone. Nessuno ha pensato a iniziative, anche le più semplici, per i cento anni dell’entrata in guerra dell’Italia nel Primo conflitto mondiale e per i settanta dalla fine del Secondo. Agli studenti licatesi vengono proposti soltanto incontri con autori di libri invenduti. E sarebbe questo il modo di fare cultura.

Dico umilmente: ma non sarebbe stato meglio, all’inizio dell’anno scolastico, pensare a cosa è successo un secolo fa e programmare delle iniziative per far riflettere non solo gli studenti ma tutti noi? Il fatto è purtroppo che si dà poca importanza alla memoria, alla nostra storia, alla sua conoscenza al di là dei testi scolastici. E si perde tempo con scrittori che non aiutano certo a stimolare la riflessione su eventi del secolo scorso costati massacri di vite umane, militari e civili.

Se alle “lacune” delle nostre scuole si aggiunge l’indifferenza della politica, l’insensibilità del Commissario straordinario di Licata, il quadro che si presenta alla città è quello di un deprimente panorama culturale. Poteva pensarci l’onorevole Brandara, con qualche convegno, a onorare certe importanti ricorrenze. Ma si è limitata soltanto a invitare – studenti, professori e cittadini – a visitare la mostra fotografica di Canicattì sulla Prima guerra mondiale, peraltro lodevolmente organizzata dall’Esercito Italiano e rimasta aperta fino al 31 marzo scorso.

La delusione maggiore viene comunque dalle nostre scuole, che già quattro anni fa si sono lasciate sfuggire la celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unita d’Italia e che oggi ci ricadono con la Prima e con la Seconda guerra mondiale. Ma ci vuole tanto, cari presidi e cari professori, a metterci un po’ più di passione e un po’ più di attenzione?

Volendo si può ancora rimediare. Basta leggere in classe o nelle aule magne, al posto degli invenduti, le poesie di Ungaretti scritte nelle trincee. Oppure quella – bellissima – per i morti della Resistenza. Ricordiamola: Qui/Vivono per sempre/Gli occhi che furono chiusi alla luce/Perché tutti li avessero aperti/Per sempre/Alla luce.

Gaetano Cellura