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“Ieri un sogno, oggi una realtà”, in uno striscione degli ultras di Licata. Fondata alla foce del fiume Salso, l’antico Imera meridionale e le tracce della sua storia sono ben leggibili, anche nei risvolti positivi avuti dal Licata calcio (fondato nel 1932) per la città.
A cavallo tra gli anni ottanta-novanta, per l’esattezza, la domenica del 5 giugno ’88 che, con la vittoria in casa contro il Frosinone, partita trionfale sbloccata da La Rosa e conclusa da Campanella. Ha portato alla serie cadetta ma anche alla promozione di una città, quindi non è stato solo un fattore sportivo ma un riscatto, per avere un decollo sotto l’aspetto turistico. Alla ribalta, dunque, con risposte in una festa collettiva, di una Sicilia che cambia, sollecitandone il potenziale. La vittoria del buon senso, dei piedi per terra e dei passi misurati. In una proiezione nazionale e di valorizzazione, allo sviluppo del commercio che, ha potuto trarne i vantaggi dall’evento sportivo, stimolandone le prospettive, anche per quanto concerne la produzione agricola d’avanguardia. L’evento sportivo di una promozione storica, amici sportivi, commentava il telecronista, con un pubblico in delirio, non ha potuto negare di avere la pelle d’oca, perché non assisteva da anni ad una festa del genere. Dopo aver atteso il fischio d’inizio, si pronunciava: “ammesso che riusciremo a sentirlo, lo capiremo dall’esultanza dei giocatori” che indossavano una casacca completamente bianca come la luce che si esprimeva, a bordi azzurri come trascinati dall’onda dell’entusiasmo, da chi ha potuto testimoniare, quanto fosse grande, con le bandiere delle dieci mila anime “giallo-sole, blu-cielo”, connubio perfetto, come vele in mare aperto.
Si vedeva la serie B con i propri occhi increduli, al Dino Liotta, stadio delle mille e una chiamatele se volete: emozioni, di una cittadinanza. La Gazzetta titolava “il Licata non è piccolo”, già pronta a calcare grandi stadi, portandosi gli apprezzamenti dell’isola e dei veri intenditori della sfera. Sentir parlare del Licata era motivo di orgoglio e quest’ultimo, è stato dato dall’autore di un opera immortale, che ha visto la serie B essere una realtà. Dopo una partita carica di tensione, ad un cronista a bordo campo rispondeva: “ormai ci siamo”, continuando, poi ha sbalordito il risultato, “ce l’abbiamo fatta” concludeva. Sapendo di aver gestito, il Presidente Franco Licata D’Andrea, una società che ben figurava. Con il Boemo Mister Zeman, cittadino onorario, che ha rilasciato: (nel giorno in cui gli è stata conferita la cittadinanza), “che questa squadra e questa città, mi ha dato la possibilità di mettermi in mostra e di diventare un allenatore vero, se non c’era il Licata, continuava, non c’era niente di tutto questo.” Con il Mister c’è stato il salto di qualità, portando giocatori dalla primavera del Palermo, artefice di una squadra votata alla spettacolarità, attuando la zona con il suo 4-3-3 come impostazione, sorprendendo la città abituata ad un calcio artigianale meno tattico, per la crescita di una mentalità di gioco. Per poi continuare a migliorare la serie di successi con Aldo Cerantola, il Mister dalle poche parole ma dai fatti concreti. Capendo che c’era la forza di farcela. La stessa forza di volontà, del Licata Odierno che, di certo non viaggia a toni bassi, rispetto a quanto è stato, primeggiando con abnegazione, incitata dai licatesi che vogliono, le stesse sensazioni, rivivere.

Salvatore Cucinotta