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“È un’esperienza politica chiusa – si legge in una nota dei Centristi per la Sicilia – e per il nostro partito si apre una fase nuova in vista una di forte alleanza di centrosinistra col Pd per vincere le elezioni siciliane con un programma e con un candidato presidente spendibile e concreto”. A stretto giro arriva anche la decisione degli alfaniani di seguire la stessa via: “Insieme ai centristi di D’Alia siamo oggi un fronte coeso da tenere in considerazione per le prossime elezioni”.

Riconquistare lo spazio politico del centro e dei moderati: questo è l’obiettivo che determina di fatto la crisi di governo con l’uscita degli assessori Giovanni Pistorio, Carmencita Mangano e Carlo Vermiglio. Pistorio, nei giorni scorsi, è stato protagonista di un duro scontro con Crocetta in seguito alle intercettazioni nel “caso Morace”.

Si aspettano ora le decisioni del Pd, che non può non prendere atto della situazione di sfascio della maggioranza, giunta inevitabilmente al capolinea dopo lunghe divisioni interne, e della volontà espressa dai partiti che ne sono usciti di dar vita a una  nuova alleanza di centrosinistra per le prossime Regionali.

Dovrebbe essere l’attuale presidente del senato Piero Grasso, proposto da larga parte del partito democratico, il “candidato spendibile e concreto” cui i centristi per la Sicilia e gli alfaniani darebbero il loro sostegno. Ma bisogna tener conto anche delle divisioni dello stesso Pd siciliano in cui non mancano posizioni politiche favorevoli alle primarie per la scelta del nuovo governatore dell’isola.

E Crocetta in tutto questo? L’attuale governatore ha sempre rifiutato le primarie e non ha mai nascosto di voler correre con una propria lista se non sarà lui il candidato del centrosinistra. Un bel rebus per il Pd, che deve prima fare chiarezza al proprio interno, evitare lo scioglimento anticipato dell’Ars (anche se tutti ormai sono in piena campagna elettorale), e poi decidere unitariamente sulla candidatura di Grasso.

Comunque la si giudichi, finisce – questo sembra certo – l’era Crocetta. Un governo i cui limiti sono stati spesso riconosciuti dagli stessi alleati.

Gaetano Cellura