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Il danno è stato fatto. Alla foce del Salso, solo pochi anni fa oasi naturale, al nostro mare e alle nostre tasche. Il danno è stato fatto a una città che dorme. Politicamente dorme. Quando tutta insieme la sua classe politica dovrebbe far quadrato per difendere il bene dei cittadini, l’ambiente devastato.

La foce del Salso era una delle bellezze naturali di Licata. Ora è ridotta a discarica di acque reflue inquinanti. Questo sfascio ambientale dura da tempo. E solo l’impegno di Cittadinanza Attiva, dell’associazione antimafia A Testa Alta, del WWF, del Comitato civico è valso a tenerne alti il livello di attenzione, la pubblica denuncia, lo slancio civile per la difesa di ciò che è nostro: la bellezza del mare, delle coste, della foce da preservare.

La politica licatese – non solo quella di oggi – avrebbe dovuto far fronte comune con le Associazioni locali di puro volontariato: per una battaglia di civiltà e di progresso in nome dei cittadini che in tutti questi anni hanno pagato al gestore un servizio di depurazione mai ricevuto. Vittime, dunque, di un’ingiustizia cui soltanto ora la magistratura pone rimedio.

Eppure, è passato più di un anno dal sequestro del depuratore di contrada Ripellino. Allora venne imposto a Girgenti Acque, cui ne rimase la gestione, di adeguarlo ai normali criteri di efficienza. Ma niente è avvenuto: e gli sversamenti dei rifiuti in mare, nel punto in cui il Salso sfocia nel Mediterraneo, sono continuati. Tanto che ora la stessa Procura – “stante l’inefficacia dei sequestri preventivi”: si legge nella sua notifica – ha deciso di cambiare la gestione degli impianti e di affidarla alla Direzione regionale delle acque e dei rifiuti. Il provvedimento riguarda anche gli impianti di Villaggio Mosè, cattolica Eraclea, Montallegro, Siculiana e Realmonte.

Chiediamoci come tutto questo sia possibile e quanto degno di un paese civile. Possiamo ancora assistere a una classe politica licatese addormentata sui problemi dell’ambiente, della salute pubblica e delle tasche del cittadino abbandonato a se stesso? Possiamo, sempre e soltanto, sperare nell’impegno e nel lavoro volontario delle nostre encomiabili associazioni?

Serve una scossa forte che ripaghi Licata del danno ambientale ed economico subìto.

Gaetano Cellura