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Un’altra lodevole iniziativa dell’Associazione A Testa Alta che il prossimo 17 marzo (alle ore 16,30) ricorderà il sindacalista licatese Vincenzo Di Salvo, ucciso dalla mafia nel 1958. È la prima tappa di un percorso di studio, riflessione e approfondimento storico che da qui al marzo del 2018, quando ricorrerà il sessantesimo anniversario dell’omicidio, ha pure in progetto un convegno sull’omicidio del sindacalista, il contesto in cui è maturato, e sulla natura della mafia di quegli anni.

Licata viveva un momento cruciale della sua trasformazione economica e sociale, pur rimanendo ancora succube di vecchi pregiudizi. Il decennio di sangue che la sconvolse con i suoi omicidi di mafia, puniti e impuniti, merita ancor oggi di essere rivisitato nei minimi particolari. Per capire meglio la nostra città, la sua evoluzione o la sua involuzione successive, e i meccanismi di un passaggio storico fondamentale. Quello che vede la mafia rurale farsi mafia di città. La stessa manovalanza mafiosa non capì questo passaggio: credeva di contare ancora e non si accorgeva d’essere diventata pedina di una scacchiera più grande nei mutati equilibri del vero potere.

Degli omicidi di quegli anni quello di Vincenzo Di Salvo, sindacalista della Lega degli edili, è rimasto per lunghi anni il meno noto. Ora, grazie all’attenzione riservatagli qualche anno fa dal circolo culturale Piazza Progresso e a qualche (nostro) articolo di giornale, ma grazie soprattutto alla nuova documentazione che l’Associazione A Testa Alta di Licata ha saputo tirare fuori dagli archivi del tempo, gli viene restituito il giusto rilievo storico. Una lapide in ricordo del sindacalista verrà scoperta a Licata in via Marconi, nel luogo della sua uccisione, durante la cerimonia commemorativa di venerdì prossimo cui aderiscono anche l’associazione Libera, il comune di Licata, l’Agesci e la Fillea della Cgil.

(Nella foto: il sindacalista Di Salvo)

(g.c.)