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foto reparto 02La nota della Cgil Funzione Pubblica, a firma di Alfonso Buscemi e Mario Augusto, relativa alla soppressione del Punto nascita e ai rischi di un sistema alternativo tutt’altro che perfezionato.

Questa Organizzazione Sindacale ha appreso che con decreto n. 46 del 14.01.2015 della dott.ssa Lucia Borsellino, Assessore alla Salute della Regione Siciliana, è stata disposta la chiusura del punto nascite del P.O. “San Giacomo d’Altopasso” di Licata con il conseguente paventato spostamento dei parti nei presidi di Agrigento e Canicattì.
Pertanto, nell’intento di voler difendere l’interesse alla salute della comunità licatese, di tutelare il diritto a nascere a Licata in sicurezza e le legittime aspettative dei dipendenti del P.O. di Licata, rappresenta all’Assessore Regionale della Salute ed al Direttore Generale dell’ASP di Agrigento quanto segue:

La chiusura del punto nascita necessita una preliminare programmazione e realizzazione di attività Mario Augustofinalizzate alla messa in sicurezza del “percorso nascita” con impegno di risorse umane ed economiche molto consistente con particolare riguardo agli investimenti su tutto il territorio agrigentino della rete del Sistema di trasposto assistito materno (Stam) e neonatale d’urgenza (Sten). Investimenti, quest’ultimi, che si sarebbero dovuti realizzare prima della chiusura e non successivamente;

In particolare, il presidio di Licata, fin dalla data odierna, dovrebbe essere dotato di n. 2 ambulanze di alta tecnologia per il trasporto delle mamme partorienti e dei neonati con personale medico, infermieristico ed ausiliario in numero idoneo a garantire il trasporto in sicurezza;
Parvero, le uniche ambulanze STAM e STEN in atto disponibili sono quelle dell’ASP di Enna in quanto centro individuato dall’Assessorato Regionale alla Salute per servire le Provincie di Enna, Caltanissetta ed Agrigento.
Cosicché, in considerazione che il presidio ospedaliero di Licata nell’anno 2014 ha garantito n. 416 parti e che gli stessi per il 2015 devono essere dirottati verso i presidi di Agrigento e Canicattì, si pongono in maniera inequivoca le seguenti criticità:
a. Oggi il Presidio di Licata dispone di n. 2 ambulanze di cui una acquistata alla fine degli anni ottanta che ha percorso oltre 500.000 chilometri e l’altra avviata all’inizio di questo secolo che teoricamente dovrebbe essere di rianimazione ma che risulta declassata ad ambulanza di ordinario soccorso per specifica disposizione normativa;
b. Quindi, i 400 parti di Licata dovranno essere “smistati” tra Canicattì, dove andranno le mamme ed i neonati sani, ritenuti sufficientemente forti per affrontare con l’ambulanza “storica” la tortuosa strada provinciale che collega i due comuni in seguito al crollo del viadotto, ed Agrigento dove con la ex ambulanza da rianimazione verranno trasferite le gravidanze a rischio. Infine, non bisogna tralasciare che il 20% di detti parti è “precipitoso” (perché avviene entro trenta minuti dal ricovero) e che, quindi, sia nel primo che nel secondo caso, avverrebbero a bordo delle ambulanze;

Quanto fin qui rappresentato, proprio perché di tutta evidenza ed ampiamente conosciuto, incide sulla coscienza e la responsabilità morale di chi legge in indirizzo, ma ciò che più è grave è che non si tiene conto delle responsabilità penali cui andranno incontro gli operatori sanitari che si troveranno, proprio malgrado, a fronteggiare le richieste di assistenza delle mamme e dei bambini licatesi.

Alfonso Buscemi – Segretario provinciale Fp Cgil

Mario Augusto – Responsabile Locale Fp Cgil Sanità