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BRUNO VECCHIODiciamogli grazie a Bruno. A lui e agli altri dirigenti. Ora che siamo a fine stagione, e la salvezza raggiunta senza patemi, un elogio lo meritano tutti: dirigenza, squadra, i tre allenatori che l’hanno guidata in questo campionato di Promozione. Ultima partita appena finita e persa (3-2) contro il Delfini Vergine Maria. Il Licata è patrimonio e orgoglio collettivo, gloriosa storia della città. Per cui ringraziare il presidente Bruno Vecchio e gli altri dirigenti, lodarne l’impegno è il minimo sindacale dei tifosi appassionati, in tempi di crisi e in cui – per la crisi – “fare calcio” non è facile. Non è facile riempire gli stadi di provincia e riscoprire il tifo per la piccola squadra della propria città oggi che tutti preferiscono la diretta streaming, il replay, la Champions League. Come un buon padre di famiglia, il presidente Vecchio ha seguito la squadra tutte le domeniche, in casa e fuori. Lodandola quando ha vinto e sempre difendendola quando ha perso. Spesso per delle circostanze davvero sfortunate.

La loro avventura è incominciata l’anno scorso. L’avventura di quattro amici al bar che s’incontrano, discutono e decidono che il Dino Liotta non deve esistere soltanto come mausoleo di vecchi ricordi, grandi vittorie e di una Serie B mai dimenticata e sempre rimpianta. Una delle pagine più belle, se non la più bella, della storia di Licata. Della storia non solo sportiva, si capisce.

Erano gli anni Ottanta, la città saliva agli onori della cronaca nazionale e i colori gialloblu ne tenevano alto il nome. Dalla Sicilia alla Lombardia. E così, per onorare anche questa nobile storia, Bruno e i suoi “quattro amici” (come lui stesso ama ripetere) hanno deciso che il calcio a Licata non poteva scomparire nonostante i ripetuti fallimenti societari. Doveva continuare. Senza i fasti di tempo e pur nella modestia di una categoria inferiore.

Il resto è noto. Hanno rilevato il titolo di un’altra squadra: l’Empedoclina. Hanno puntato sui giovani. Hanno mantenuto la categoria. Soprattutto hanno dimostrato, passo dopo passo, che si può e si deve “fare calcio” con una sana gestione.
(g.c.)