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foto operazione 14Il Tribunale del Riesame di Palermo ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dal legale di Caterina Federico, la licatese finita agli arresti domiciliari sugli sviluppi dell’inchiesta “Catene Spezzate” condotta dai Carabinieri della Compagnia di Licata su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento che ha portato alla luce presunti maltrattamenti consumati ai danni di persone con disabilità psichiche ospiti della cooperativa Suami di via Gela. Il legale della donna, l’avvocato Vincenzo Di Cara, attende adesso di conoscere le motivazioni dopo il pronunciamento dei giudici del capoluogo prima di poter procedere ad un’ulteriore richiesta. Per adesso pertanto Caterina Federico resta ai domiciliari così come disposto dal Giudice per le Indagini preliminari Alessandra Vella al momento dell’arresto e del successivo interrogatorio di garanzia durante il quale – come si ricorderà – la donna aveva negato ogni addebito che le era stato mosso dalla Procura.
Anche altri degli otto indagati nell’indagine hanno deciso di ricorrere al Riesame. I giudici del capoluogo, accogliendo la richiesta dell’avvocato Di Cara, hanno revocato la misura del divieto di dimora in Provincia nei confronti di Domenico Savio Federico, operatore all’interno della struttura che potrà così tornare a Licata. Oggi è poi in programma l’udienza per Salvatore Lupo, 39 anni di Favara, amministratore della cooperativa a cui era stata imposta la misura interdittiva del divieto di esercitare l’ufficio direttivo di amministratore della “Suami”. Lupo è difeso dall’avvocato Domenico Russello. Nei giorni scorsi, alcuni degli indagati avrebbero dato la propria disponibilità a collaborare con la Giustizia nella speranza di poter patteggiare la pena.