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Daniele Vecchio guiderà Palazzo di Città in attesa dell’arrivo del commissario straordinario. Intanto il vicesindaco di Cambiano dice la sua dopo la mozione di sfiducia.

Ieri sera, 21 Consiglieri Comunali, hanno ottusamente determinato il destino della nostra Città votando una mozione di sfiducia pretestuosa contro un Sindaco che merita tutta la mia stima. Le infondate e menzognere motivazioni avanzate dal gruppo dei 21 hanno malcelato le reali ragioni di un atto politico subdolo che ammicca ad una parte della città coinvolta nella triste vicenda delle demolizioni. Anche ieri, infatti, è emerso in Consiglio il coinvolgimento più o meno diretto di Consiglieri che hanno prima firmato e poi votato la mozione di sfiducia nella vicenda dell’abusivismo edilizio, risultando che parte di essi siano titolari di immobili abusivi costruiti nella zona di inedificabilità assoluta. Si è trattato di un epilogo già preannunciato a cui la parte sana della politica licatese, invano, non ha voluto rassegnarsi. Al di là di ciò, e delle possibili conseguenze giuridiche connesse a tale emersa evidenza, si è assistito ad uno spettacolo mortificante per chi crede che la politica debba essere massima espressione del libero confronto. Ancora una volta, l’ormai ex Presidente del Consiglio, non ha perso l’occasione per mostrare la propria inadeguatezza istituzionale gestendo in maniera del tutto inappropriata una delle sedute consiliari più importanti della storia politica della Città, scivolando in battute di dubbio gusto, urla e quant’altro. Sebbene durante il suo operato non abbia mai mostrato di essere soggetto super partes, la figura istituzionale ricoperta le avrebbe dovuto imporre, almeno per una sera, un atteggiamento per lo meno politicamente più elegante: evidentemente nemo dat quod non habet. Si è poi assistito ad una serie di interventi, per lo più sconclusionati, culminati in un vero golpe grammaticale che ha reso veramente triste e scoraggiante ogni prospettiva futura per questa Città. E’ vero forse la grammatica in politica non serve a molto, ma mi chiedo se l’ignoranza non sia direttamente proporzionale all’incapacità politico amministrativa dimostrata negli anni da chi, storicamente amministratore di questa città, oggi, in una lingua sconosciuta ai più, muove accuse all’amministrazione uscente. Di certo, questa politica non mi rappresenta e sfido chiunque ad inorgoglirsi dinnanzi a simili rappresentati. Probabilmente, da questa esperienza emerge il triste identikit del futuro Sindaco di Licata, salvo un auspicabile civico moto d’orgoglio dell’elettorato. Il prossimo Sindaco di Licata dovrà essere diverso, forse più simpatico, di certo più incline al vile compromesso. Dovrà riportare tutte le cose al proprio posto, rinunciando, in primis, ad essere un uomo libero. Si sa, in politica senza un padre nobile si fa poca strada e quindi dovrà essere manovrato a bacchetta da un’eminenza grigia che gli farà compiere ciò che dovrà essere compiuto. Il nuovo sindaco dovrà essere sempre fedele al proprio dominus e non dovrà mai provare a ragionare con la propria testa, diversamente sarebbe un traditore, non di certo un uomo libero. Il nuovo sindaco dovrà ritornare ad inciuciarsi a destra e a manca per dare ai propri amici ed agli amici degli amici almeno l’illusione di un lavoro assicurato: amiamo essere illusi, specie in campagna elettorale, ci hanno abituato così. Il nuovo Sindaco dovrà essere con il popolo e, dunque, dovrà abbandonare la velleità stupida ed incosciente di ripristinare ogni barlume di giustizia e legalità. Legalità, giustizia che brutte parole! Chi lo dice che esse rappresentino entità valoriali auspicabili per l’uomo. Chiunque avesse avuto in mente la raffigurazione che il Tiepolo fa della Giustizia rappresentata come una donna con il capo coperta di spine, di certo non si sarebbe avventurato in questo cieco percorso. Diciamocelo chiaramente la legalità, il senso del dovere, la giustizia la pretendiamo dagli altri, ma è una veste cucita a filo d’ortica…troppo scomoda da indossare per ognuno di noi. Per questo il Sindaco Cambiano è stato solo un illuso a non scrollarsi di dosso questa tunica, la stessa tunica che ieri è stata macchiata dai fendenti di novelli Bruti che affollavano gli scarni del civico consesso. Eppure, credo vivamente, che la sua folle illusione di fare di Licata una città diversa sia stata per molti fonte di ispirazione. Probabilmente i tempi non sono maturi ed una classe politica emergente ed insieme vetusta ha deciso di osteggiare questo vento di cambiamento. Ma il “danno” ormai è compiuto. Il “germe” Cambiano alberga in molti dei nostri concittadini e non sarà certo questo l’ultimo atto di quella che possiamo definire una vera e propria guerra culturale in atto. Per tutto ciò che ha fatto per la Città, per l’impegno incessante profuso in questi due anni di amministrazione, mi sento di ringraziarlo.

Daniele Vecchio