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rosario-crocettaEbbene, tutto quello che della Sicilia sappiamo, abbiamo sempre saputo, Buttafuoco ce lo racconta sotto forma d’indignazione. D’indignazione sua – e anche nostra: lui pensa. Una rovina è stata l’Autonomia. Rovina lo Statuto. Rovina è Crocetta, che (addirittura) fa rimpiangere i suoi predecessori. E ce ne vuole d’impegno, o di disimpegno politico, per far rimpiangere Lombardo e Cuffaro.

Ma in un certo senso è così. Prima una serie di flop del suo governo, compreso il piano giovani. Ora i ventuno articoli della finanziaria impugnati dal commissario dello Stato, Aronica. Le opposizioni – da Forza Italia al M5S – che ne denunciano duramente l’inadeguatezza e l’incompetenza su tutto il fronte, quello della politica contabile innanzitutto; le divisioni (un giorno sì e l’altro pure) interne alla maggioranza che lo sostiene, con il Pd che non sa più che pesci prendere sul piano politico, se riconoscere il fallimento storico del governo o far finta di niente per non compromettere del tutto il futuro della coalizione e riconsegnare la Regione alla destra, testimoniano il difficile momento non solo dell’esecutivo ma dell’intera Isola: senza prospettiva di crescita, e con le sue imprese e tanti disoccupati disperatamente alla ricerca di lavoro.

Pietrangelo-Buttafuoco“Ma è così difficile – chiede Nello Musumeci – portare in aula e approvare una manovra del tutto legittima?” Il candidato alla presidenza sconfitto alle ultime elezioni dice anche che il commissariamento non l’ha mai appassionato: e tuttavia così non si può andare avanti, i segnali di totale incompetenza non possono non arrivare alla gente. La pensa dunque come il sindaco di Palermo, Orlando. Quanto al M5S, già parla di una Sicilia di fatto commissariata. Gli unici a difendere la manovra finanziaria di Crocetta, il cui impianto – dicono – è stato sostanzialmente condiviso dal commissario dello Stato, sono i Democratici riformisti, attraverso il capogruppo all’Ars Giuseppe Picciolo.

Con il suo pamphlet Buttanissima Sicilia (edito da Bompiani) Pietrangelo Buttafuoco aggiunge benzina al fuoco. Dice, presentando il suo libro, che la situazione siciliana è “cento volte peggio del resto d’Italia”, che il mondo dell’informazione sbaglia dando credito a personaggi come Crocetta, De Magistris (a Napoli) e Marino (a Roma): definiti rivoluzionari col pennacchio. E che la vera dannazione è che Matteo Renzi non si rende conto di tutto questo.

Dallo Statuto speciale, voluto nel dopoguerra dagli anglo-americani e dalla mafia, ai governi democristiani, agli enti mangiasoldi, ai “professionisti dell’antimafia”, fino a Crocetta che ha “portato a liquidazione i disastri storici dell’Isola” tutto è stato una rovina per il giornalista di Agira (provincia di Enna), collaboratore del Foglio.

Il discorso è lungo, in effetti. E l’analisi storica non può ridursi alla nascita dello Statuto e dell’Autonomia come frutto di un accordo politico-mafioso. Che ci fu. Ma non bisogna dimenticare quanti, all’interno del Movimento separatista, da Antonio Canepa ad Antonio Varvaro, ne rappresentavano l’anima democratica e di sinistra, muovendosi nella direzione opposta a quella reazionaria e mafiosa da cui scaturì il compromesso sul quale poi si è retto il futuro politico della Sicilia.

Molte delle cose denunciate con foga da Buttafuoco sono risapute. Non aggiungono cioè nulla di nuovo a quel che si sa dell’Isola, della sua storia recente, della mafia e dell’antimafia. Altre sono discutibili e forse storicamente sbagliate. Parchè lo Statuto Speciale,  più che abolirlo dalla Costituzione, con “un colpo di penna e un colpo di coraggio”, come dice il giornalista del Foglio, andrebbe invece applicato davvero. In tutte le sue parti. Non solo in quelle riguardanti gli stipendi e i privilegi dei parlamentari regionali.

Gaetano Cellura