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IMG-20160110-WA0001“Non c’è stata alcuna guerriglia in campo come descritto nel comunicato ufficiale dello scorso 4 febbraio”. Atletico Licata e Quisquinese Santa Rosalia si difendono e passano al contrattacco dopo le 41 giornate di squalifica complessive inflitte dalla Giustizia sportiva. “Quello che è successo allo stadio comunale Pietro D’Angelo – scrivono le due società in un comunicato congiunto – seppur grave e antisportivo, non è mai sfociato nella violenza e nella brutalità descritta”. I due sodalizi chiamano poi in causa il referto stilato dal signor Cutaia di Agrigento. “Non ci permettiamo di insinuare alcun dubbio sulle sue capacità di direttore di gara – prosegue la nota congiunta – ma siamo convinti che qualcosa non ha funzionato nel momento in cui ha dovuto tradurre in parole scritte quanto i suoi occhi hanno visto in campo. Non ci permettiamo di muovere alcun dubbio sull’assoluta buonafede ma siamo fermi nel sostenere la tesi che il risultato finale di quanto il giovane arbitro ha descritto, è venuto fuori condito da elementi di violenza e crudeltà che nessuno di noi ha riscontrato in campo”. Atletico Licata e Quisquinese hanno già anticipato che “saranno le prime a redarguire quanti si sono resi protagonisti di gesti sbagliati ma è nostro dovere – si legge ancora – difendere a spada tratta chi non si è macchiato di tali atteggiamenti e difendere l’onorabilità delle due società. Gli episodi antisportivi verificatisi a Santo Stefano Quisquina sono ascrivibili alla categoria delle schermaglie che si verificano ogni settimana sui campi dilettantistici d’Italia”. A confermare come il tutto si sia limitato a pochi minuti di “animi accesi”, Atletico Licata e Quisquinese tengono a sottolineare come “cogliamo l’occasione per far pervenire alla delegazione Figc di Agrigento, all’Aia, agli organi di Giustizia sportiva, alla stampa e agli appassionati, l’invito ad assistere alla gara di ritorno del prossimo 30 aprile allo stadio Dino Liotta dove tutti avranno la possibilità di verificare se le due squadre fanno sport o fanno guerra”.