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IMG-20140707-WA0001L’onorevole Salvatore Lauricella, ministro dei lavori pubblici, presidente dell’Ars e  leader siciliano del Partito socialista, ci mise molto impegno per farne completare i lavori. Lui era di Ravanusa, ma con un occhio particolare per Licata, dove aveva molti amici. Il viadotto che porta il suo nome, conosciuto anche come viadotto Petrulla, rimase a lungo impercorribile: un lavoro a metà: una delle tante opere incompiute sparse per la Sicilia e per l’Italia dei lavori pubblici e di tutto quanto d’illegale vi si è sempre intrecciato: mafia, politica e tangenti. Tangenti ai partiti, appalti e subappalti agli amici: con la mafia che non stava certo a guardare.

Quel viadotto – oggi strada stradale 626 Licata-Ravanusa – collega Caltanissetta al mare, la Sicilia interna alle sue coste. C’erano, prima che venisse costruito, solo delle strade vecchie e tortuose – quella di Sant’Oliva e quella dello Stretto – a far da collegamento: la cosiddetta viabilità locale cui ora, chiuso il viadotto, si dovrà di nuovo ricorrere.

Salvatore Lauricella pensava a quel ponte, a quel lungo ponte come a una infrastruttura necessaria allo sviluppo della Sicilia interna e meridionale. E fece quello che un politico deve fare in questi casi. Evitare cioè che l’opera rimanesse sospesa nel vuoto, nel grande vuoto su cui sorge e in cui rischia di sprofondare se non viene sottoposta a controlli necessariamente rigidi.

Ed è di poche ore fa la notizia della tragedia sfiorata. Del cedimento di un tratto del ponte: fortunatamente quello della sua parte iniziale, meno esposta all’altura, ai suoi rischi, alle sue vertigini. Ci può consolare che il peggio non sia avvenuto, che non ci sono morti e solo qualche ferito. Ma non ci consola certo il disinteresse politico per le nostre infrastrutture, per i nostri ponti sospesi nel pauroso abisso, tenuti in piedi da materiali forse scadenti, sicuramente bisognosi di cure e manutenzioni. Non ci consola il loro stato di abbandono e di rischio.

Svegliamoci. Svegliatevi signori, della politica e del governo. Avviatelo un piano di messa in sicurezza delle opere pubbliche e soprattutto di quelle più a rischio di crolli: e da cui una caduta, un volo non lascia speranza. Scriveva Kafka in un suo brevissimo racconto che nessun ponte, una volta costruito, può cessare di essere ponte. Deve sempre sorreggere chi a lui è affidato.

Gaetano Cellura