Pubblicità

Immigrazione - Luigi Manconi e Giusi Nicolini illustrano un pianRenzi già la voleva nel nuovo governo, ma lei non ha voluto lasciare Lampedusa con i suoi problemi irrisolti. Un sindaco di frontiera, dell’ultimo avamposto dell’Europa nel Mediterraneo. Un sindaco testimone diretto delle tragedie dell’emigrazione, dei cadaveri portati a riva dalle onde. Un sindaco spesso lasciato solo, con i suoi concittadini, nel duro compito di accogliere nella propria piccola isola la moltitudine di disperati in fuga dalla fame e dalla guerra. Arrivati con barconi fatiscenti, carrette del mare scampate per miracolo alle sue numerose insidie. Un sindaco costretto a contare e a piangere i cadaveri degli annegati, a registrare il numero dei dispersi senza nome. Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, è la scelta migliore che il Partito democratico può fare per il posto di capolista alle elezioni europee. L’idea di candidarla nella circoscrizione Sicilia-Sardegna è stata ancora di Renzi. E pare che, questa volta, la Nicolini possa accettarla.

Un seggio nel nuovo parlamento europeo per rappresentare, meglio di chiunque altra o altro, l’Europa mediterranea. Con i suoi guai, le sue insicurezze, la sua vulnerabilità. La vulnerabilità (soprattutto) di un’isola che ha comunque fatto dell’accoglienza il suo credo, la sua religione. Pur con tutti i problemi propri di un territorio piccolo. Troppo piccolo per far fronte a una tragedia mondiale qual è oggi quella dell’immigrazione. Una tragedia che l’Europa ha, in certi momenti, ignorato. Ritenendola un problema esclusivo dell’Italia che ne era la più esposta, l’approdo più vicino per migranti e naufraghi della paura e della speranza.

È stato – per giorni, mesi, anni – uno dei tanti segni non dell’unione dell’Europa, ma della sua incommensurabile disunione. Della sua incapacità di farsi carico di un’emergenza diventata, a poco a poco, catastrofe umanitaria cui ci si era abituati e assuefatti al punto da restarne quasi indifferenti. Giusi Nicolini, come tutti i cittadini di Lampedusa, sa che cos’è l’indifferenza e l’essere lasciati soli in questi casi, quando cioè bisogna affrontare problemi troppo grandi per una piccola isola e per la sua eroica comunità. E saprà portare nel parlamento europeo la cultura dell’accoglienza, la sua visione di un mondo solidale. E per cambiarlo. Cambiare un mondo in cui l’uno per cento della popolazione ne detiene il novantanove della ricchezza.

Gaetano Cellura