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foto consiglio comunaleIl risparmio per le famiglie sarebbe stato minimo. Ma in tempi di crisi sempre meglio di niente. Quindici consiglieri comunali di Licata, la metà dell’intero consesso , hanno dimostrato di fregarsene delle tasche dei cittadini, in fatto di tributi, e hanno disertato la seduta del 30 aprile. Facendo mancare il numero legale, in prima e in seconda convocazione, per la riduzione della tassa sui rifiuti relativa all’anno 2016. È stato convocato la sera di sabato quel consiglio: e ognuno degli  assenti aveva sicuramente l’impegno inderogabile della pizza settimanale con la famiglia o con gli amici. Disattenderlo per venire incontro ai propri concittadini votando la riduzione della Tari? Ma vogliamo scherzare, mica sono stati eletti per fare il loro dovere?

Al di là dell’ironia, si è trattato di un comportamento irresponsabile. Non sappiamo davvero quale giustificazione politica i “magnifici quindici” possano accampare. Quello di sabato è un caso di scuola. Scuola di irresponsabilità e di disinteresse nei riguardi dei cittadini e meritevole di censura (forse non solo politica). Perché eleggerli se fanno mancare il numero legale in una seduta in cui, peraltro, non c’era alcun motivo di rivalità politica con la giunta e bisognava solo fare gli interessi dei cittadini e sgravare del 3,32 per cento pure le imprese?

Non è poi detto che un risparmio sulla Tari di 21 euro, per le famiglie di cinque componenti, o di 16 euro per famiglie di quattro, sia proprio irrisorio. Sempre di risparmio si tratta e l’approvazione della delibera relativa avrebbe anche comportato il rispetto entro l’anno della programmazione delle scadenze.

Ma così vanno le cose della politica nella nostra città. Si fanno spesso polemiche sterili e quelle poche volte che si presenta l’occasione di poter fare (tutti insieme: giunta e consiglio comunale) gli interessi dei cittadini, si presentano le delibere l’ultimo giorno utile per la loro approvazione e non si riesce a trovare, dei quindici assenti, nemmeno uno per raggiungere la necessaria maggioranza in aula.

Gaetano Cellura