Pubblicità

Come superare l’immobilismo politico in una città dove le istituzioni non si parlano e dove tutto è ormai ridotto a mero scontro personale? Non è semplice la risposta oppure lo è fin troppo. Licata ha perduto in questi anni qualcosa d’importante: la visione del bene comune. Che ha come presupposto il civile confronto e l’interesse generale della città. Certo, non ci voleva proprio questa patata bollente delle demolizioni senza fine. E non è neppure giusto che una classe politica nel complesso giovane se ne debba assumere le responsabilità.

Le difficoltà di oggi ruotano purtroppo attorno a un solo problema, storico per Licata: quasi cinquant’anni di abusivismo edilizio che ne ha mostruosamente (in alcuni casi) cambiato il volto con la complicità di chi aveva il dovere di vigilare, dissuadere, intervenire e invece, persino senza veli, incoraggiava e favoriva per le proprie personali fortune politiche.

Prima o dopo questo sistema d’illegalità – diffusa e consentita – è chiaro che doveva finire e i nodi  venire al pettine. Ciò che non è chiara, e in qualche modo gioca a favore della classe politica contemporanea, è la responsabilità di ieri scaricata sugli amministratori di oggi: mostruosità e bestemmia giuridica e politica.

Ora, è vero, c’è il bilancio da approvare. È fatto bene? È stato fatto male?

Io penso che non sia un buon bilancio: presentato con ritardo, alla bell’e meglio e con qualche lacuna, frutto anche di politiche contabili che nemmeno in passato, e per una serie di ragioni, hanno brillato per chiarezza e linearità. C’è un piano di alienazione dei beni comunali – e bene si è fatto a metterlo in evidenza – che non garantisce entrate certe, come non le ha garantite nel 2016. C’è una situazione generale – di mancati o tardivi trasferimenti da parte di Stato e Regione – che obbliga a far salti mortali per armonizzare i conti pubblici e amministrare la città, tutte le città. Situazione che è sotto gli occhi di tutti. E che è il prezzo pagato dall’Italia a un’Europa mal fatta e in cui la maggioranza dei cittadini più non crede.

E tuttavia il problema vero per Licata, ciò che disperatamente ne blocca l’amministrazione, è la questione dell’abusivismo. Solo questa oggi. Il bilancio, per quanto discutibile sia, senza questo grave scoglio politico sarebbe già passato. Come altre volte e senza tante polemiche e ritardi.

Responsabilità ce ne sono state anche nella gestione delle demolizioni, ma non stanno da una sola parte. E sappiamo quanto, in queste condizioni, sia difficile ritrovare la visione del bene comune cittadino. Ma dimettersi è peggio. Riflettano i consiglieri sulla prospettiva d’una democrazia dimidiata che abbiamo già sperimentato. Vorrebbe dire lasciare di nuovo Licata nelle mani di un altro commissario, senza con questo fermare le demolizioni, e senza più per la città alcuna mediazione e controllo politico. Che, anche se debole, è meglio di niente.

Gaetano Cellura